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Segue la classificazione di Le Guern I • ORDINE ... - maria vita romeo

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questi doveri ci ammaestri anche su queste forme d'impotenza, e ci in<strong>di</strong>chi i<br />

rime<strong>di</strong>. Essa ci insegna che a causa <strong>di</strong> un uomo tutto è stato perso e si è rotto il<br />

legame tra Dio e noi, e che quel legame, sempre a causa <strong>di</strong> un solo uomo, è stato<br />

riparato. Fin dal<strong>la</strong> nascita siamo così avversi all'amore <strong>di</strong> Dio, pure così<br />

necessario, che ine<strong>vita</strong>bilmente o nasciamo colpevoli o Dio è ingiusto.<br />

192<br />

Rem viderunt, causam non viderunt.<br />

193<br />

Contro Maometto.<br />

Il Corano non appartiene a Maometto più <strong>di</strong> quanto il Vangelo a san Matteo. Esso<br />

è citato da molti autori in ogni secolo. Gli stessi avversari, Celso e Porfirio, non<br />

l'hanno mai negato.<br />

Il Corano <strong>di</strong>ce che san Matteo era un uomo <strong>di</strong> bene, dunque esso era un falso<br />

profeta, o perché chiamava gente <strong>di</strong> bene i malvagi, o perché non accettava quello<br />

che essi hanno detto <strong>di</strong> Gesù Cristo.<br />

194<br />

‹Possiamo camminare rassicurati al chiarore <strong>di</strong> queste luci celesti. E dopo avere.›<br />

Cosa hanno saputo fare gli uomini senza queste <strong>di</strong>vine conoscenze, se non o<br />

insuperbire nell'intimo sentimento che rimane loro del<strong>la</strong> passata grandezza, o<br />

abbattersi al<strong>la</strong> vista del<strong>la</strong> debolezza presente?<br />

Non abbracciando <strong>la</strong> verità intera, non hanno potuto arrivare a una virtù perfetta.<br />

Alcuni giu<strong>di</strong>cano <strong>la</strong> natura incorrotta, altri come non rime<strong>di</strong>abile, non hanno<br />

potuto sfuggire all'orgoglio o all'ignavia, che sono le due sorgenti <strong>di</strong> tutti i vizi,<br />

perché non possono che abbandonarvisi per debolezza o uscirne per orgoglio.<br />

Quando infatti riconoscevano l'eccellenza dell'uomo ne ignoravano <strong>la</strong> corruzione,<br />

così che e<strong>vita</strong>vano certamente l'ignavia ma si perdevano nel<strong>la</strong> superbia, e quando<br />

riconoscevano l'infermità del<strong>la</strong> natura ne ignoravano <strong>la</strong> <strong>di</strong>gnità, così che e<strong>vita</strong>vano<br />

<strong>la</strong> vanità ma solo per precipitare nel<strong>la</strong> <strong>di</strong>sperazione.<br />

Da qui vengono le <strong>di</strong>verse scuole degli stoici e degli epicurei, dei dogmatici, degli<br />

accademici, ecc.<br />

Solo <strong>la</strong> religione cristiana ha potuto guarire questi due vizi, non già cacciandoli<br />

entrambi con <strong>la</strong> semplicità del Vangelo. Essa infatti insegna ai giusti, che eleva<br />

fino a partecipare del<strong>la</strong> <strong>di</strong>vinità stessa, che anche in questa sublime con<strong>di</strong>zione<br />

essi portano ancora in sé <strong>la</strong> fonte <strong>di</strong> ogni corruzione che, per tutta <strong>la</strong> <strong>vita</strong>, li rende<br />

soggetti all'errore, al<strong>la</strong> miseria, al<strong>la</strong> morte, al peccato. Essa grida ai più empi che<br />

anch'essi sono capaci del<strong>la</strong> grazia del loro redentore. Così, suscitando tremore in<br />

quelli che rende giusti, e conso<strong>la</strong>ndo quelli che condanna, essa addolcisce con<br />

tanto equilibrio il timore con <strong>la</strong> speranze, per mezzo <strong>di</strong> questa duplice capacità

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