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Segue la classificazione di Le Guern I • ORDINE ... - maria vita romeo

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misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Dio, per porle i limiti che <strong>la</strong> sua fantasia gli suggerisce. Sa così<br />

poco cosa sia Dio, che non sa neppure cos'è egli stesso. E tutto turbato dal<strong>la</strong><br />

visione del<strong>la</strong> propria con<strong>di</strong>zione, ha il coraggio <strong>di</strong> affermare che Dio non può<br />

renderlo capace <strong>di</strong> comunicare con lui. Ma vorrei domandargli se Dio gli chieda<br />

qualcos'altro oltre l'amarlo e conoscerlo, e come riesca a pensare che Dio non<br />

possa farsi oggetto <strong>di</strong> conoscenza e <strong>di</strong> amore per l'uomo, dal momento che l'uomo<br />

è per natura capace d'amore e <strong>di</strong> conoscenza. Ma allora, se dalle tenebre dove si<br />

trova, egli scorge qualcosa, e trova pur qualche soggetto d'amore in mezzo alle<br />

realtà terrene, perché, se Dio gli sve<strong>la</strong> qualche raggio del<strong>la</strong> sua essenza, non<br />

dovrebbe essere capace <strong>di</strong> conoscerlo e <strong>di</strong> amarlo, in quelle forme che a Dio parrà<br />

<strong>di</strong> comunicare con noi? C'è dunque in questa specie <strong>di</strong> ragionamenti<br />

un'intollerabile presunzione, per quanto essi sembrino fondarsi su un'apparente<br />

umiltà, che non è sincera né ragionevole, nel<strong>la</strong> misura in cui c'impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong><br />

confessare che, incapaci <strong>di</strong> conoscere chi siamo, non possiamo apprenderlo che<br />

da Dio.<br />

A P.R.<br />

Inizio.<br />

Dopo aver spiegato l'icomprensibilità.<br />

La grandezza e <strong>la</strong> miseria dell'uomo sono così evidenti che è necessario che <strong>la</strong><br />

vera religione ci ammaestri sull'esistenza <strong>di</strong> qualche grande principio del<strong>la</strong><br />

grandezza e del<strong>la</strong> miseria umana.<br />

È necessario anche che ci spieghi queste stupefacenti contrad<strong>di</strong>zioni.<br />

Per rendere felice l'uomo essa gli deve mostrare che c'è un Dio, che siamo<br />

obbligati ad amarlo, che <strong>la</strong> nostra vera felicità consiste nell'essere in lui e il nostro<br />

unico male nel rimanere separati da lui, che è consapevole delle tenebre <strong>di</strong> cui<br />

siamo pieni, tenebre che ci impe<strong>di</strong>scono <strong>di</strong> conoscerlo e <strong>di</strong> amarlo. E che proprio<br />

per questo, poiché i nostri doveri ci obbligano ad amare Dio ma le nostre<br />

concupiscenze ce ne allontanano, siamo pieni d'ingiustizia. Ci deve spiegare<br />

questo rifiuto che noi proviamo nei confronti <strong>di</strong> Dio e del nostro bene. Ci deve<br />

insegnare i rime<strong>di</strong> per questa incapacità e i mezzi per ottenere questi rime<strong>di</strong>. Si<br />

esaminino su tutto ciò tutte le religioni del mondo e si veda se ce n'è una al <strong>di</strong><br />

fuori <strong>di</strong> quel<strong>la</strong> cristiana che sod<strong>di</strong>sfi a queste esigenze.<br />

Saranno forse i filosofi che come massimo bene ci propongono i beni che troviamo<br />

in noi? È forse questo il vero bene? Hanno trovato il rime<strong>di</strong>o per i nostri mali?<br />

Aver reso l'uomo uguale a Dio significa averlo guarito dal<strong>la</strong> sua presunzione?<br />

Quelli che ci fanno uguali alle bestie, o i musulmani, che non vedono altro bene<br />

al <strong>di</strong> fuori dei piaceri terreni, e questo perfino nel<strong>la</strong> <strong>vita</strong> eterna, hanno posto<br />

rime<strong>di</strong>o alle nostre concupiscenze?<br />

Quale religione c'insegnerà dunque a guarire dall'orgoglio e dal<strong>la</strong> concupiscenza?<br />

E quale religione infine c'insegnerà quale siano il nostro bene, i nostri doveri, le<br />

debolezze che ce ne <strong>di</strong>stolgono, <strong>la</strong> causa <strong>di</strong> queste debolezze, i rime<strong>di</strong> che le

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