Segue la classificazione di Le Guern I • ORDINE ... - maria vita romeo
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conservare al sicuro <strong>la</strong> verità, che è <strong>la</strong> sua ricchezza e il tesoro dove è il suo<br />
cuore. E come <strong>la</strong>sciare entrare in uno Stato, senza opporsi, gli stranieri per<br />
saccheggiare, nel timore <strong>di</strong> turbare <strong>la</strong> tranquillità (perché <strong>la</strong> pace, giusta e utile<br />
solo in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> sicurezza dei beni, <strong>di</strong>venta ingiusta e dannosa se li trascura,<br />
mentre <strong>la</strong> guerra, che li può <strong>di</strong>fendere, <strong>di</strong>venta giusta e necessaria); così nel<strong>la</strong><br />
Chiesa, quando <strong>la</strong> verità viene offesa dai nemici del<strong>la</strong> fede, quando <strong>la</strong> si vuole<br />
strappare dal cuore dei fedeli per farvi regnare l'errore, rimanere allora in pace<br />
vorrebbe <strong>di</strong>re servire <strong>la</strong> Chiesa o tra<strong>di</strong>r<strong>la</strong>? Significherebbe <strong>di</strong>fender<strong>la</strong> o rovinar<strong>la</strong>?<br />
E non è forse evidente che, se è un crimine turbare <strong>la</strong> pace dove regna <strong>la</strong> verità, è<br />
anche un crimine rimanere in pace quando si <strong>di</strong>strugge <strong>la</strong> verità? C'è dunque un<br />
tempo in cui <strong>la</strong> pace è giusta e un altro in cui è ingiusta. È scritto: «C'è un tempo<br />
<strong>di</strong> pace e un tempo <strong>di</strong> guerra», ed è l'interesse del<strong>la</strong> verità a <strong>di</strong>stinguerli. Ma non<br />
c'è un tempo del<strong>la</strong> verità e un tempo dell'errore, ma al contrario c'è scritto che «<strong>la</strong><br />
verità <strong>di</strong> Dio rimane in eterno»; per questo Gesù Cristo, che <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> essere venuto<br />
per portare <strong>la</strong> pace, <strong>di</strong>ce anche <strong>di</strong> essere venuto per portare <strong>la</strong> guerra; ma non<br />
<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> essere venuto a portare <strong>la</strong> verità e <strong>la</strong> menzogna.<br />
La verità è dunque <strong>la</strong> prima norma e l'ultimo fine delle cose.<br />
756<br />
Spesso gli uomini scambiano l'immaginazione per il cuore: e credono <strong>di</strong> essere<br />
convertiti perché pensano <strong>di</strong> convertirsi.<br />
757<br />
L'ultima cosa che si trova facendo un'opera è sapere ciò che bisogna mettere per<br />
primo.<br />
758<br />
La natura dell'amor proprio e dell'io umano consiste nell'amare solo sé e nel<br />
considerare solo sé. Ma cosa potrà fare? Non saprebbe impe<strong>di</strong>re che l'oggetto che<br />
ama sia pieno <strong>di</strong> <strong>di</strong>fetti e <strong>di</strong> miseria; vuole essere grande e si vede piccolo; vuole<br />
essere felice e si vede miserabile; vuole essere perfetto e si vede pieno<br />
d'imperfezioni; vuole essere l'oggetto dell'amore e del<strong>la</strong> stima degli uomini e vede<br />
che i suoi <strong>di</strong>fetti gli procurano solo <strong>la</strong> loro avversione e il loro <strong>di</strong>sprezzo. La<br />
confusione in cui si trova produce in lui <strong>la</strong> più ingiusta e <strong>la</strong> più criminale<br />
passione che sia possibile immaginare; perché concepisce un o<strong>di</strong>o mortale contro<br />
questa verità che lo ammonisce e lo convince dei suoi <strong>di</strong>fetti. Desidererebbe<br />
annientar<strong>la</strong> ma, non potendo <strong>di</strong>strugger<strong>la</strong> in se stessa, per quanto gli è possibile,<br />
<strong>la</strong> <strong>di</strong>strugge nel<strong>la</strong> propria conoscenza e in quel<strong>la</strong> degli altri; ciò vuol <strong>di</strong>re che<br />
mette ogni cura nel nascondere i propri <strong>di</strong>fetti agli altri e a se stesso, e che non<br />
sopporta che glieli si facciano vedere né che li si veda.<br />
È certo un male essere pieno <strong>di</strong> <strong>di</strong>fetti; ma è un male ancora più grande esserne<br />
pieno e non volerli riconoscere, perché significa aggiungervi anche quello <strong>di</strong><br />
un'illusione volontaria. Noi non vogliamo che gli altri ci ingannino: non troviamo<br />
giusto che essi vogliano essere stimati da noi più <strong>di</strong> quanto non meritino: dunque