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VERSO IL SECONDO PIANO STRATEGICO - Urbact

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<strong>VERSO</strong> <strong>IL</strong> <strong>SECONDO</strong> <strong>PIANO</strong> <strong>STRATEGICO</strong> INNOVAZIONE E SV<strong>IL</strong>UPPO: ASSI, FATTORI E PROGETTI<br />

3.2 Attività produttive e manifattura di qualità<br />

Il passaggio dalla città accentrata a quella diffusa sul territorio è in molta parte causa del cambiamento della<br />

base produttiva della città, dalla produzione di tipo industriale a quella di tipo terziario. A partire dalla metà degli<br />

anni ’70 l’evoluzione tecnologica, il miglioramento dei trasporti, la maggiore infrastrutturazione del territorio e<br />

l’emergere di diseconomie crescenti nelle principali aree urbane hanno spinto all’affermazione di nuove produzioni<br />

e alla ricollocazione territoriale di quelle tradizionali. In generale, si è verificato un lento ma inesorabile processo<br />

di terziarizzazione (o deindustrializzazione) dell’economia, che ha trovato punte particolarmente elevate<br />

nelle città, che hanno perso molte attività manifatturiere a favore dei comuni periurbani. Non tutte le attività<br />

manifatturiere, tuttavia, ubbidiscono alla “legge” del decentramento, in quanto per determinati settori produttivi<br />

(si pensi alle attività a maggior contenuto di innovazione) restano fondamentali i vantaggi della centralità (rapporti<br />

con altre imprese, con i centri di ricerca, maggiore vicinanza ai servizi). La stessa evoluzione “duale” è stata<br />

sperimentata dalle attività terziarie, per le quali, a fronte di tendenze diffusive dei servizi di massa banali (o a forte<br />

consumo di suolo, come i grandi centri commerciali), si sono registrati fenomeni di agglomerazione relativi ai servizi<br />

a più alta specializzazione.<br />

La peculiarità del capoluogo fiorentino è quella di continuare ad affiancare ad una crescente caratterizzazione<br />

terziaria e commerciale una presenza industriale di tutto rispetto, se paragonata a quella degli altri comuni centrali<br />

di aree metropolitane, anche se in continuo decremento 2 . Lo stesso si può dire per i comuni della cintura,<br />

specialmente per quelli occidentali.<br />

Semplificando molto, la corona urbana intorno a Firenze può essere distinta, anche dal punto di vista funzionale,<br />

in due parti: i comuni occidentali più influenzati dal modello di sviluppo distrettuale (non a caso fanno da cerniera<br />

tra Firenze e Prato), in cui pesano ancora molto le attività manifatturiere e in cui si è assistito recentemente<br />

alla localizzazione di attività produttive a forte consumo di suolo (in primo luogo i grandi centri commerciali,<br />

ma non solo); i comuni di fascia orientale il cui sviluppo è avvenuto in tempi relativamente più recenti e in cui<br />

più marcato è stato il peso delle funzioni residenziali e terziarie diverse dal commercio (intermediazione monetaria,<br />

professioni, informatica, R&S). I comuni occidentali possono essere considerati a buon diritto esempi di<br />

quelle “fasce di transito” tra aree rurali e aree urbane in cui è avvenuto gran parte dello sviluppo regionale del<br />

passato e in cui ancora oggi si trovano i segnali di una maggiore vitalità. Nel complesso, tuttavia, tutta l’area fiorentina<br />

può essere considerata uno dei principali motori dello sviluppo regionale, come mostrano gli indicatori<br />

relativi alla capacità produttiva (P<strong>IL</strong>), alla dinamicità (investimenti) e alla penetrazione sui mercati esteri (esportazioni)<br />

(tab. 3.9).<br />

Tabella 3.9 PRINCIPALI INDICATORI MACROECONOMICI. Valori pro capite Toscana=100<br />

Fonte: stime Irpet, 2000 e 2005<br />

Le attività manifatturiere<br />

Confrontando il numero degli addetti manifatturieri al 1991 e al 2001 si evidenzia il proseguire del processo di<br />

deindustrializzazione dell’area fiorentina nel suo complesso (-12%) e di Firenze in particolare (-24%). Cresce inoltre<br />

il peso manifatturiero dei comuni della corona sul totale dell’area: assorbivano il 53% degli addetti nel 1991<br />

e ne assorbono il 59% nel 2001. I comuni in cui la presenza manifatturiera si mantiene su buoni livelli e continua<br />

a crescere sono quelli di fascia occidentale: Campi Bisenzio, Scandicci e Sesto Fiorentino (tab. 3.10). Dati più<br />

recenti, relativi al 2005 (Istat, Archivio Asia) confermano le tendenze già rilevate e cioè la progressiva riduzione<br />

degli addetti manifatturieri e la crescita della loro concentrazione territoriale nei comuni suburbani occidentali:<br />

Campi Bisenzio, Scandicci e Sesto Fiorentino ospitano da soli il 40% degli addetti manifatturieri di tutta l’area<br />

metropolitana fiorentina.<br />

2 Al 2001, Firenze mostra una quota di addetti all’industria pari al<br />

17% del totale contro il 16% negli altri grandi comuni, ma anche<br />

una quota di addetti al commercio pari al 24% del totale contro<br />

il 19%. Pesa relativamente meno, dunque, il resto del terziario:<br />

59% contro 64%.

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