VERSO IL SECONDO PIANO STRATEGICO - Urbact
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<strong>VERSO</strong> <strong>IL</strong> <strong>SECONDO</strong> <strong>PIANO</strong> <strong>STRATEGICO</strong> L’AREA URBANA FIORENTINA: DALLA CITTÀ MONOCENTRICA ALLA CITTÀ POLICENTRICA<br />
1.1 I confini fisici e la geografia sociale dell’area urbana fiorentina<br />
L’aspetto più visibile della città è senza dubbio il suo impatto fisico, ovvero l’agglomerazione dei manufatti edilizi:<br />
la città storicamente è un luogo a più alta densità di uso del suolo rispetto al territorio circostante.<br />
L’evoluzione recente delle aree urbane ha però indebolito anche la specificità fisica della città: fattori quali lo sviluppo<br />
di nuove tecnologie produttive e di più efficienti sistemi di comunicazione e di trasporto, l’esplodere di<br />
diseconomie connesse all’alto costo del suolo urbano, alla congestione e all’inquinamento hanno favorito la diffusione<br />
della città sul territorio (sprawl urbano), oltre i suoi tradizionali confini fisici (l’insediamento compatto) e<br />
amministrativi (il comune centrale). Si è passati pertanto dalla città puntuale, ad alta intensità, ad un’area metropolitana,<br />
ovvero ad una città più diffusa nello spazio e a più bassa intensità, costituita spesso dalla saldatura fra<br />
edificazione del comune centrale e quella dei comuni limitrofi, lungo le vie di comunicazione principali.<br />
Il fenomeno descritto è talmente diffuso nelle società ad economia avanzata da aver dato vita ad un nuovo<br />
modello interpretativo dello sviluppo urbano. Se in epoca di sviluppo industriale di tipo fordista era prevalso il<br />
paradigma “grande industria-grande città”, ovvero l’idea che il progresso economico coincidesse con la crescente<br />
concentrazione produttiva e demografica (in altri termini si era sperimentato, in quella fase dello sviluppo, un<br />
rapporto di proporzionalità diretta tra dimensione demografica della città e tasso di crescita); nell’attuale fase<br />
dello sviluppo economico, basato sullo sviluppo del terziario e, soprattutto dei servizi ad alto contenuto di innovazione<br />
e conoscenza (il cosiddetto quaternario), si sono elaborati nuovi modelli interpretativi che scindono l’aspetto<br />
demografico da quello economico (la cosiddetta “massa”della città da intendersi come numero di abitanti<br />
e di posti di lavoro, da quella che può essere definita la sua “potenza”, ovvero la concentrazione di funzioni di<br />
comando e di organizzazione). In proposito, il modello economico più noto è quello del “ciclo di vita della città”,<br />
che, sulla scia della teoria del ciclo di vita del prodotto, individua 4 diverse fasi di sviluppo urbano, che alternano<br />
fasi di crescita e di declino, distinguendo tra aree centrali e aree suburbane 1 . L’area urbana fiorentina corrisponde<br />
in linea di massima alle diverse fasi demografiche prospettate dal modello del ciclo di vita urbano (graff.1.1 e<br />
1.2, e tab.1.1). 2 Nel corso degli anni ’50 il territorio comunale fiorentino vive un consistente processo di urbanizzazione<br />
che, sulla spinta di una solida crescita dell’economia cittadina, determina un elevato incremento della<br />
popolazione residente e delle unità industriali. Durante il successivo decennio, invece, si registra principalmente<br />
un significativo aumento demografico dei comuni territorialmente contigui al capoluogo fiorentino: pertanto,<br />
nel corso di questa fase di suburbanizzazione, il tasso di crescita demografica dei comuni limitrofi supera la relativa<br />
espansione contemporaneamente conosciuta dal nucleo centrale, comportando un iniziale spostamento<br />
della popolazione interessata verso l’area urbana.<br />
Grafico 1.1 DINAMICA DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE, Variazioni percentuali. 1951-2007<br />
Fonte: elaborazioni Irpet su dati Istat