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VERSO IL SECONDO PIANO STRATEGICO - Urbact

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<strong>VERSO</strong> <strong>IL</strong> <strong>SECONDO</strong> <strong>PIANO</strong> <strong>STRATEGICO</strong> <strong>VERSO</strong> LA CITTÀ METROPOLITANA: <strong>IL</strong> RACCORDO DEL TERRITORIO<br />

Premessa<br />

La costruzione della città metropolitana è oggi uno dei temi al centro del dibattito sul territorio in Europa ed è<br />

ormai diffusa la consapevolezza che le politiche delle città non sono più confinate a scala urbana ma si estendono<br />

a scala di agglomerazione non solo metropolitana ma di città regione, di quelle nuove formazioni territoriali<br />

in ambiti allargati che richiedono una rappresentazione e un coordinamento delle strategie e degli interventi in<br />

una nuova configurazione dei rapporti tra i livelli di governo a partire dal mutamento di scala che vede città,<br />

regioni, stati nazionali e Unione Europea impegnati a definire nuove regole del gioco.<br />

D’altra parte è sempre più evidente che è quella della città regione la dimensione attraverso la quale le città sono<br />

in grado di mobilitare le risorse economiche per la realizzazione dei progetti urbani: dalle risorse europee a quelle<br />

nazionali e regionali, dalle leve fiscali al project financing, dall’uso delle rendite fondiarie urbane alle partnership<br />

pubblico-privato.<br />

Oggi nel nostro territorio una serie di condizioni favorevoli rappresentano un’opportunità da non perdere.<br />

Innanzitutto un consenso di fondo delle istituzioni (locali e sovralocali), ma anche del mondo economico e sociale,<br />

sugli obiettivi strategici e sulle dimensioni dell’area vasta metropolitana. In secondo luogo vi sono una serie<br />

di strumenti di programmazione, alcuni più sedimentati altri in via di sperimentazione, che se coordinati e integrati<br />

tra loro in maniera intelligente e sinergica possono costituire l’impianto di un governo metropolitano. Infine<br />

certamente l’esistenza del piano strategico, che di fatto è un modello di governance metropolitana nella misura<br />

in cui fa interagire interlocutori di livello locale e sovralocale (pubblici e privati, rappresentanti delle categorie e<br />

della società civile) per condividere strategie in una dimensione di area vasta e di medio-lungo periodo dello sviluppo.<br />

Non è un caso che in molte città europee proprio nell’ambito dei percorsi di pianificazione strategica si è riacceso<br />

(o ha trovato forte impulso) il dibattito sulle città metropolitane (si pensi a Barcellona, a Lione e Lille, a<br />

Stoccarda, a Birmingham e Londra). In Italia oggi molti piani strategici (di Firenze ma anche di La Spezia, Trento,<br />

Bari, Torino e Venezia) si stanno interrogando sul quadro istituzionale più efficace per affrontare la complessità<br />

metropolitana e per promuove la creazione di un livello di governo sovracomunale formalizzato e riconosciuto.<br />

Città metropolitana<br />

La città metropolitana corrisponde al<br />

sistema locale a rete (l’Unione dei<br />

Comuni di fatto) definita prevalentemente<br />

dall’esistenza di una continuità<br />

urbanistico territoriale.<br />

Area vasta<br />

L’area vasta corrisponde all’effettiva<br />

scala in cui si propone l’effetto città<br />

(Firenze Prato Pistoia). È una questione<br />

di scelta politica-economica.<br />

Regione metropolitana<br />

La regione metropolitana corrisponde<br />

al territorio delle effettive dinamiche<br />

economico produttive, sociali, infrastrutturali<br />

che può andare anche oltre i confini<br />

regionali amministrativi.<br />

È in questa direzione che va la proposta del Piano Strategico sull’Unione dei Comuni, che prevede l’aggregazione<br />

degli 11 Comuni dell’area urbana fiorentina (Firenze, Scandicci, Sesto, Calenzano, Campi Bisenzio, Pontassieve,<br />

Bagno a Ripoli, Signa, Lastra a Signa, Impruneta e Fiesole) e l’integrazione di alcune funzioni strategiche: mobilità,<br />

urbanistica, attività produttive, polizia locale, marketing territoriale e la pianificazione strategica. Come già<br />

indicato nel documento Firenze 2010. Piano Strategico dell’area metropolitana fiorentina (2003), l’area urbana<br />

fiorentina è delimitata dai confini amministrativi degli 11 Comuni di: Firenze, Bagno a Ripoli, Calenzano, Campi<br />

Bisenzio, Fiesole, Impruneta, Lastra a Signa, Scandicci, Sesto Fiorentino, Signa e Pontassieve. Tutti questi Comuni<br />

(escluso Pontassieve) hanno siglato nel 2005 la convenzione per la gestione in forma associata del Trasporto<br />

Pubblico Locale. Come già visto in totale, la popolazione residente negli 11 comuni supera i 612 mila abitanti, per<br />

una superficie di 657,8 kmq.<br />

Accanto a questa proposta il Piano Strategico promuove però anche una serie di altri strumenti, tutti volti al raccordo<br />

della programmazione intercomunale, nella convinzione che sia il sistema complessivo della programmazione,<br />

non il singolo piano, a poter dare un contributo significativo alla costruzione dell’impianto della futura<br />

Unione dei Comuni.<br />

L’ipotesi di costituire un’Unione di Comuni a Firenze nasce nell’ambito del dibattito nazionale in tema di città<br />

metropolitana. A questa nuova istituzione fa riferimento per la prima volta il testo della L. 142/1990, che considera<br />

aree metropolitane “le zone comprendenti i Comuni di Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze,<br />

Roma, Bari, Napoli e gli altri comuni i cui insediamenti abbiano con essi rapporti di stretta integrazione in ordine<br />

alle attività economiche, ai servizi essenziali alla vita sociale, nonché alle relazioni culturali e alle caratteristiche<br />

territoriali”. Dopo la L. 142/1990, sul tema sono intervenuti la L. 265/1999 (che ha valorizzato l’iniziativa dei<br />

Comuni interessati nel contempo riducendo il ruolo regionale, dalla “proposta” all’espressione di un parere) ed<br />

infine il nuovo Titolo V della Costituzione, che pone le città metropolitane tra gli enti costitutivi della Repubblica.<br />

Nonostante ciò, per vari motivi nessuna delle nove “aree metropolitane” individuate dalla L. 142/1990 si è avvici-

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