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VERSO IL SECONDO PIANO STRATEGICO - Urbact

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Alla base di questa considerazione risiede la particolare condizione di valutazione e contabilità del settore steso:<br />

se da un lato risulta facile valutare l’andamento del turismo, osservando anche in modo superficiale le statistiche<br />

dei movimenti (variazione percentuale di arrivi e presenze), dall’altro l’esistenza di target turistici fortemente differenziati<br />

nelle loro propensioni di consumo, rende indispensabile effettuare analisi di costo/beneficio delle<br />

quantità dei flussi turistici. Appare infatti evidente che un milione di clienti di affittacamere e appartamenti di<br />

bassa categoria, orientati sulle semplici visite di fruizione dei paesaggi, consumatori di veloci panini sui sagrati<br />

delle chiese storiche, lascino un tipo di “impronta” economica e ambientale su una città d’arte (notoriamente<br />

bella ma fragile), del tutto diversa da un milione di manager in congresso o in stage di formazione con visite guidate<br />

e cene nei ristoranti dell’eccellenza enogastronomica.<br />

La differenza non sta semplicemente nell’apporto complessivo di spesa sul territorio, ma anche nella diversa propensione<br />

ad attivare altri settori economici e di lavoro, connessi a quello turistico.<br />

A sua volta l’indotto economico andrà valutato in rapporto al suo eventuale costo di esternalità, vale a dire il<br />

costo socialmente diffuso per sostenere quei diversi target turistici: traffico, gestione dei rifiuti, costo culturale<br />

derivato dalla massificazione dell’offerta, costi in termini di immagine e gradevolezza del centro storico, in<br />

sostanza, i costi della “carrying capacity” di un centro d’arte, bello ma fragile.<br />

In termini meramente economici, il turismo deve ancora uscire dall’incanto della facile valutazione basata sulla<br />

semplicistica equazione “più presenze: turismo va bene, meno presenze: turismo va male”: esso è forse l’unico settore<br />

economico che basa la sua valutazione sulle quantità dei clienti e non sui volumi di affari.<br />

Il turismo di fascia alta così, può avere in sé, la capacità di innalzare la redditività di un intero settore su un dato<br />

territorio: le ricorrenti polemiche contro i turisti “mordi e fuggi” oppure contro i “saccopelisti” che alcune città<br />

d’arte italiane frequentemente rinnovano, indicano questo tipo di preoccupazione.<br />

Tuttavia una politica di sviluppo del turismo di “fascia alta” non sta necessariamente a significare una presa di<br />

posizione riguardo a taluni target di visitatori, anzi, essa si pone proprio per salvaguardare una salutare e civile<br />

“sociodiversità” del turismo, visto anche come fenomeno sociale.<br />

Resta poi incontestabile il fatto che una grande città d’arte, che voglia competere sul mercato del turismo mondiale,<br />

anche come meta di esigenze e motivazioni turistiche diverse, debba essere in grado di offrire una accoglienza<br />

adeguata a tutti i target, così come deve essere in grado di offrire letture differenziate e stratificate del<br />

suo patrimonio che possano adattarsi alle esigenze ed alle aspettative di fruitori non omologati (ecco allora il<br />

delinearsi, accanto alla classica Firenze rinascimentale, quella antica, quella sotterranea, quella archeologica,<br />

quella ottocentesca, quella liberty, quella delle presenze inglesi piuttosto che americane, quella dell’artigianato<br />

d’autore, quella della scienza, quella dei loci letterari, quella del cibo, quella della tecnologia, quella dell’oro, quella<br />

delle griffes, quella di Dante, quella dei teatri … e via all’infinito in una moltiplicazione di accostamenti, rimandi<br />

ed emergenze che è anche una moltiplicazione di senso – e di sensi).<br />

Diviene quindi essenziale, in quest’ottica, conoscere e padroneggiare i propri percorsi, i luoghi, le peculiarità, le<br />

emergenze capaci di “fare tendenza”per poter restituire a chi si avvicina alla città una mappa circostanziata e differenziata<br />

di quanto è possibile reperirvi oltre i topoi olografici vulgati e consumati dall’uso e dall’abuso di immagine.<br />

E diviene essenziale coniugare questi strumenti con quanto di meglio la tecnologia contemporanea può<br />

offrire, perché la città sia accessibile sia fisicamente che virtualmente in ogni sua pietra ed aspetto, rendendo<br />

disponibili sul territorio (oggi che appunto la tecnologia lo consente) informazioni e dettagli destinati fino ad ora<br />

a restare patrimonio di studiosi o difficile traguardo di lunghe ricerche.<br />

La messa a sistema dell’informazione attraverso un uso spinto della tecnologia che sia fruibile sempre più non<br />

solo dai computer, ma direttamente sul territorio, costruendo reti di snodi fisici e di senso, cucendo il centro con<br />

la periferia e la periferia con la cintura, senza soluzioni di continuità e senza gerarchie di preminenze o subordini,<br />

è uno dei programmi fondamentali della prossima politica turistica dell’area, perché senza conoscenza e<br />

descrizione e selezione motivata dell’offerta non è possibile il governo dei flussi e delle presenze.<br />

Un recente studio del Massachusetts Institute of Technology di Boston ha attestato (tramite la rilevazione delle<br />

tracce frequenziali dei turisti presenti in città) quello che la banale osservazione quotidiana rende evidente e<br />

cioè che esistono pochissimi percorsi fruiti dai visitatori, sempre gli stessi e sempre più saturi, mettendo di nuovo<br />

in evidenza la necessità di agire per rompere la forza strangolatrice di questi rigidi cerchi diluendo (e quindi moltiplicando)<br />

nelle aree circostanti ed ugualmente dense di patrimoni culturali la messe di pubblico che insegue<br />

un’identica scansione di tappe rituali.<br />

Importante progetto in questo senso, anche se ormai non particolarmente innovativo, è quello della Tourist Card,<br />

una carta museale e dei trasporti che propone all’attenzione del pubblico un insieme di una trentina di musei<br />

diffusi sul territorio (dalla città a Fiesole a Vinci) di fatto ritenuti “minori” rispetto alle soverchianti presenze (a<br />

volte anche ingombranti) di Uffizi o Accademia, ma che spesso potrebbero bastare da soli, in qualsiasi altro paese<br />

del mondo, a giustificare una visita o un viaggio. La campagna di informazione che sarà legata al lancio della<br />

<strong>VERSO</strong> <strong>IL</strong> <strong>SECONDO</strong> <strong>PIANO</strong> <strong>STRATEGICO</strong> INNOVAZIONE E SV<strong>IL</strong>UPPO: ASSI, FATTORI E PROGETTI 139

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