VERSO IL SECONDO PIANO STRATEGICO - Urbact

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VERSO IL SECONDO PIANO STRATEGICO L’AREA URBANA FIORENTINA: DALLA CITTÀ MONOCENTRICA ALLA CITTÀ POLICENTRICA amministrative per il forte impatto che esercita sul sistema dei servizi urbani, contribuendo assai poco al loro finanziamento. È significativo, ad esempio, che uno degli indicatori proposti per “contare”i city users è quello relativo alla produzione di rifiuti urbani. Le stime disponibili circa questa particolare categoria di utenti non sono né molte né troppo precise, ma si ipotizza che i city users rappresentino circa un quinto della popolazione complessivamente presente in città quotidianamente.
1.2 Le trasformazioni fisiche e le nuove funzioni dell’area Le trasformazioni che il nostro territorio sta attualmente sviluppando sono a sostegno del piano delle nuove funzioni metropolitane, e possono ricondursi a quattro filoni programmatici distinti, ma si coordinano tutte in un unico sforzo coerente: passare dalla crescita quantitativa registrata negli anni ’60-’90 del secolo scorso ad una nuova qualità strutturale e morfologica, capace di far meglio corrispondere la compagine fisica della città a quella sociale che la abita o la frequenta, cercando anche di dare piena dignità urbana a tutte le parti che costituiscono l’agglomerato. Naturalmente è fondamentale mantenere una visione complessiva del territorio mettendo in rete tutti gli interventi di trasformazione urbana dell’area. Primo fra tutti è emblematico della sua dimensione metropolitana il progetto di realizzazione del Parco Fluviale dalle sponde di Signa e Lastra a Signa a Pontassieve, passando per Scandicci, Firenze, Fiesole e Bagno a Ripoli. E ovviamente anche le grandi opere infrastrutturali a sostegno di un nuovo sistema della mobilità metropolitana. Ma anche il trasferimento di parte delle strutture universitarie a Novoli va di pari passo con lo sviluppo del Polo scientifico e tecnologico a Sesto Fiorentino e del Polimoda a Scandicci. Così come la riqualificazione del turismo nel capoluogo ha un punto di forza nella valorizzazione delle risorse naturalistiche ed enogastronomiche delle colline fiorentine. E gli interventi di rigenerazione urbana non possono non essere orientati nel disegno complessivo di delocalizzazione delle funzioni metropolitane e di valorizzazione del territorio. Per raggiungere questo obiettivo non bastano le grandi opere infrastrutturali (rete ferroviaria, tramvia, nuovi tratti di viabilità, parcheggi etc.) o i grandi interventi strutturali come quello in corso nell’area di Novoli. È indispensabile anche l’attivazione di una rete capillare di micro-trasformazioni che portino ad una maggiore qualità della vita urbana. Gli interventi sul verde Il primo filone programmatico raggruppa i progetti ambientali, il cui fine è la valorizzazione di alcune parti del territorio come nuovi importanti elementi della struttura e del paesaggio urbano. Primo fra tutti il Parco Fluviale che comprende il Parco dei Renai e prevede una serie di interventi nei comuni attraversati dal fiume a partire da Signa fino a Bagno a Ripoli e Pontassieve. Nel territorio fiorentino, il nuovo teatro sulla riva dell’Arno a Varlungo, che ha aperto la propria attività nel gennaio 2002, trasmette ai frequentatori il piacere, in un luogo finora negletto, di un nuovo rapporto tra la comunità urbana e il fiume. Il teatro non è che il punto di partenza di un programma di valorizzazione delle bellezze ambientali in riva destra dell’Arno, risalendo il fiume dalla foce del Mensola fino a Rovezzano. Questo programma è sviluppato dal Comune ma anche da operatori privati, alcuni dei quali hanno realizzato nel 2005 gli impianti sportivi e ricreativi di lungarno Generale Dalla Chiesa. Inoltre, sulla riva sinistra, si sta progettando di legare in una sequenza, dal fiume (pescaia di San Niccolò) al primo crinale collinare (Forte Belvedere), i parchi pubblici e privati esistenti, passando per i giardini disposti intorno alle rampe del Poggi, per il parco di Palazzo Vegni, fino a raggiungere il parco di Villa Bardini, finito di restaurare nel 2006. Attraverso questo sistema di parchi, dal quale si aprono vedute inedite sulla città, sarà comodo raggiungere il Giardino di Boboli e la Galleria Pitti, e addirittura la Passeggiata dei Colli, passando per una parte di territorio dalle caratteristiche straordinarie per la stessa Firenze. Ancora, il programma Grandi Cascine, che si estende su entrambe le sponde dell’Arno, a valle del centro storico, per creare il più vasto parco urbano dell’Italia centro-settentrionale. La prima tranche di finanziamenti è stata investita per il restauro fitologico e monumentale del parco storico delle Cascine (riva destra). Una seconda tranche ha permesso di realizzare, per iniziativa del Quartiere 4, un primo segmento del parco dell’Argingrosso (riva sinistra). Le tranches successive saranno impiegate per l’acquisizione e l’impianto della restante parte del parco dell’Argingrosso, che sarà modellato per ospitare in caso di esondazione una cassa di espansione del fiume, e per connettere questo alle Cascine mediante una batteria di passerelle pedo-ciclabili. Al termine di questi interventi il rapporto tra la città e il fiume, che poteva dirsi fino a ieri compiutamente definito solo per l’asta fluviale interna alla città storica, ma obliquo e indefinito per le due aste (a monte e a valle) fiancheggiate dalla cosiddetta periferia, avrà acquistato una piena e completa strutturazione, come elemento caratterizzante di una città matura in ciascuna sua parte. Un percorso più complesso dovrà essere seguito per comporre definitivamente il rapporto tra la città e le colline. Se la grande eredità dettiana8 (il divieto di urbanizzare le pendici collinari) ha limitato alla Piana la “colmata” edilizia e ha lasciato quasi intatto il patrimonio paesaggistico dei declivi, deve ancora essere risolto il problema VERSO IL SECONDO PIANO STRATEGICO L’AREA URBANA FIORENTINA: DALLA CITTÀ MONOCENTRICA ALLA CITTÀ POLICENTRICA 37
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