VERSO IL SECONDO PIANO STRATEGICO - Urbact
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<strong>VERSO</strong> <strong>IL</strong> <strong>SECONDO</strong> <strong>PIANO</strong> <strong>STRATEGICO</strong> allegati<br />
temporanea, ad esempio, il Documento sostiene che Firenze è già dotata di una pluralità di spazi (Forte<br />
Belvedere, Palazzo Strozzi, Stazione Leopolda, Fabbrica Europa, etc.) e che quindi non necessita di un contenitore<br />
eclatante alla Gehry; per quanto riguarda il teatro si prefigura, come percorso possibile, quello di “un teatro<br />
pubblico multipolare… con conseguente ridistribuzione delle funzioni e progressivo spostamento del<br />
baricentro…”. Tuttavia ci sembra che in una fase di risorse scarse di carattere non congiunturale, e che quindi<br />
va in controtendenza alla loro ripartizione a pioggia sul territorio, la produzione culturale esiga delle scelte<br />
anche localizzative. Firenze potrà (e vorrà) pure fare a meno di contenitori eclatanti per l’arte contemporanea,<br />
ma Roma (Zaha Hadid), Venezia (Pinot ha rilevato la Fondazione Grassi), Torino (Castello di Rivoli) e Rovereto<br />
(Mart) hanno già provveduto, o stanno provvedendo, a realizzare il loro. Lo stesso discorso vale per il teatro e<br />
per le istituzioni adibite alla produzione di conoscenza. Il netto orientamento a favore di una “cultura reticolare”<br />
che esprime il Documento è tale da prestare insufficiente approfondimento al progetto del Nuovo<br />
Auditorium (quasi dimenticando che proprio la realizzazione dei nuovi auditorium è la testa d’ariete dei più<br />
recenti progetti di rigenerazione urbana a scala mondiale).<br />
d) Ancora, il riferimento al Meccanotessile è in ombra, malgrado che questo caso si presti ad un’esemplificazione<br />
chiara su cosa, grazie al piano strategico, si possa fare davvero e in che tempi superando l’inerzia e le incertezze<br />
che si susseguono da anni. Nella stessa prospettiva, e senza che quest’osservazione costituisca un rilievo<br />
al Documento in esame (al più rappresenta un segnale d’allarme), la messa in liquidazione del Museo<br />
dell’Universo (almeno a stare da quanto è circolato sulla stampa) rappresenterebbe, se confermata, la perdita<br />
di un tassello importante per il rinnovo di quella vocazione internazionale di Firenze che il Documento non<br />
cessa mai di ribadire. Redatto lo studio di fattibilità nel 2004, costituito nel 2005 il Comitato nazionale per le<br />
celebrazioni galileiane per il 2009, inserito fra le scelte prioritarie del Documento, è stato comunicato infine<br />
che non ci sono più le risorse.<br />
e) Le prospettive e i trend dello sviluppo urbano nell’area degli 11 comuni vengono analizzati con riferimento a<br />
tre differenti territori _ il centro, i comuni della Piana e i comuni delle colline _ trascurando la periferia del<br />
comune centrale. È una semplificazione eccessiva, ci pare, perché è in questa periferia che si verificano invece,<br />
per effetto della massimizzazione della rendita (elevata in modo pressoché omogeneo in tutto il comune di<br />
Firenze per effetto della vicinanza al “centro”), le principali contraddizioni degli interventi urbanistici: da un<br />
lato, con le strategie dichiarate di integrazione metropolitana (o, più modestamente, di decentramento sovracomunale)<br />
e di sostenibilità socio-ambientale (che implicherebbero anche percorsi “ecologici” entro gli spazi<br />
infra-urbani che si liberano), in un quadro di trend demografici caratterizzati dall’invecchiamento della popolazione<br />
indigena e da flussi rilevanti di immigrazione; dall’altro, come dimostrano le evidenti e diffuse azioni<br />
di riempimento di ogni spazio “dismesso”, con volumi costruiti molto maggiori, destinati ad uffici, esercizi commerciali,<br />
residenze, etc. Ci sembra che gli apparati concettuali del Piano Strategico dovrebbero essere arricchiti,<br />
in una prospettiva operativa futura, anche di questa distinzione interna al comune di Firenze.<br />
f ) Di seguito, potrebbe essere introdotto un ragionamento sulle “certificazioni” ambientali, anche in riferimento<br />
alla manifattura e al turismo di qualità; sul ruolo del verde per la qualità dell’aria, anche al di fuori dei parchi<br />
metropolitani; sui modi per far avanzare un’efficiente gestione dei rifiuti (selezione controllata, tariffazione), in<br />
considerazione della normativa europea sempre più stringente e della situazione esistente pure descritta;<br />
sulle possibilità di rivalorizzazione e riuso del patrimonio edilizio, piuttosto che per una nuova edificazione la<br />
quale dovrebbe essere “giustificata” da precisi requisiti di eco-efficienza di livello metropolitano; sul Piano<br />
Energetico Ambientale (PEAC), elaborato in seconda versione dal Dipartimento di Energetica “Sergio Stecco”<br />
dell’Università di Firenze in collaborazione con il Dipartimento di Chimica dell’Università di Siena, che porta la<br />
data del 2006 ed è anche pubblicato sul sito del Comune; sul Piano Energetico Provinciale che potrebbe consentire<br />
i riferimenti opportuni all’area urbana fiorentina; sul coordinamento Agende 21 Locali e l’adesione alla<br />
Carta di Aalborg sulle città europee sostenibili. Fra le funzioni che andrebbero sicuramente integrate almeno<br />
a livello di Unione è la gestione della qualità dell’aria.<br />
g) In ogni riflessione sulla mobilità, il problema del trasporto pubblico andrebbe collocato esplicitamente in un<br />
discorso sulla funzione di integrazione metropolitana multilevel (a livello di nodi, Firenze è sia un nodo come<br />
gli altri ma anche corpus nodale più complesso intrametropolitano e sovrametropolitano). Più precisamente,<br />
per quanto riguarda la strategia di utilizzare l’esistente (binari ferroviari che si renderanno liberi una volta realizzata<br />
l’alta velocità) occorrerebbe avere qualche dato quantitativo sull’attrattività dell’esistente. La rete ferroviaria<br />
è nata con altre finalità, che non sono esattamente quelle del trasporto urbano, e quindi non è scontato<br />
come possa funzionare efficacemente per la mobilità urbana. Anche sulla linea FS per l’Osmannoro, realizzata<br />
per portare le vetture al centro dinamico occorrerebbe avere qualche analisi più approfondita.<br />
h) All’incrocio fra mobilità e sostenibilità potrebbero essere introdotte prospettive di intervento di vario tipo,<br />
certo collegate all’impostazione del tavolo della mobilità. Giusto per dare un esempio del tipo di impegni su