VERSO IL SECONDO PIANO STRATEGICO - Urbact
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L’offerta potenziale dell’Amministrazione Comunale è pari a 2.827 posti, che sono distribuiti per il 77% in asili<br />
nido, il 12% in centri gioco ed il rimanente 11% nelle altre strutture. Il privato 18 , in strutture autorizzate dal<br />
Comune, mette a disposizione del territorio 719 posti fra asilo nido e centro giochi.<br />
In Italia i nati che frequentano un nido sono il 7,8% contro il 33% che è l’obiettivo del trattato di Lisbona, a Firenze<br />
già nell’anno scolastico 2007-2008 è stata raggiunta una capacità di risposta pari al 39,91%.<br />
Se il dato è positivo, per il futuro sarà l’interazione fra soggetti imprenditoriali e le Amministrazioni Locali a generare<br />
le risorse economiche e amministrative necessarie a rispondere ad un’esigenza sempre più presente nella<br />
società.<br />
A Firenze, attraverso accordi sindacali, grandi imprese (Nuovo Pignone) e importanti Enti (Cassa di Risparmio di<br />
Firenze e Regione Toscana), è stata espressa la volontà di attivare asili nido che rispondano alle esigenze sia del<br />
proprio personale che a quelle del territorio.<br />
La scelta del sistema produttivo, finanziario, ed amministrativo impone una accelerazione sulla gestione dei servizi<br />
all’infanzia richiedendo, almeno ai Comuni presenti all’interno dell’Unione decisioni che unifichino i criteri di<br />
accesso al diritto e la partecipazione al costo.<br />
Le politiche abitative<br />
La teoria economica insegna che, in condizioni di concorrenza perfetta, la distribuzione spaziale delle diverse<br />
attività umane è determinata dalla diversa utilità che ciascuna di essa trae dalla localizzazione nelle aree urbane<br />
centrali (che per definizione sono quelle in cui si concentrano i posti di lavoro, le opportunità di formazione, i servizi<br />
rari, etc.), misurata dalla rendita che essa è disposta a pagare per l’uso di quella determinata localizzazione.<br />
Anche le famiglie, dunque, scelgono il proprio luogo di residenza mettendo in equilibrio il costo dell’abitazione<br />
(che diminuisce al crescere della distanza dal centro e al diminuire delle dimensioni dell’alloggio) con il costo<br />
della mobilità (che cresce, escluso quella pubblica, al crescere della distanza dal centro), secondo la struttura dei<br />
propri bisogni.<br />
Nella realtà, tale equilibrio non coincide con l’ottimo sociale perché si traduce nell’espulsione dai centri urbani<br />
di attività che, pur inefficienti dal punto di vista economico, possono avere un importante ruolo sociale (si pensi<br />
al mantenimento di una presenza minima di servizi ai residenti) e nell’insoddisfazione del bisogno di abitazione<br />
dei ceti sociali a più basso reddito.<br />
Il fenomeno descritto ha interessato in maniera importante anche Firenze, che ha subìto a partire dal 1975 una<br />
continua perdita di abitanti a favore dei territori limitrofi, secondo cerchi concentrici sempre più ampi ed esterni.<br />
Tale condizione si è sviluppata anche a seguito di una positiva diffusione territoriale dei servizi e al decentramento<br />
di buona parte delle attività manifatturiere; facendo emergere diseconomie crescenti della vita urbana, tra cui<br />
si possono citare i maggiori costi dell’abitare e le peggiori qualità ambientali.<br />
All’interno della città, le zone che registrano le più forti perdite di popolazione sono quelle più centrali, che subiscono<br />
in maniera più intensa lo “spiazzamento”da parte di funzioni a più alta redditività (affitti temporanei a turisti<br />
e studenti, uffici e negozi). La mappa del costo delle abitazioni coincide a grandi linee con quella delle variazioni<br />
demografiche: perdono abitanti le aree più costose a favore di quelle meno costose, poste sulle principali<br />
vie di accesso al capoluogo. Fra tutte le aree toscane, quella urbana fiorentina rappresenta sicuramente la situazione<br />
di maggiore tensione sul mercato immobiliare e l’area in cui la questione casa assume le dimensioni più<br />
allarmanti.<br />
Il prezzo medio degli immobili a Firenze è quasi il doppio rispetto al valore medio regionale e ciò spiega da solo<br />
buona parte della fuga verso i comuni della corona, in cui si punta comunque ad accedere alla proprietà della<br />
casa, visto l’alto livello degli affitti (fig. 3.4). L’incidenza della proprietà della casa, infatti, è più alta di quasi 10 punti<br />
nei comuni della corona e in particolare in quelli con prezzi medi più contenuti come Calenzano e Campi<br />
Bisenzio (tab. 3.35). La presenza di case non occupate da residenti e perciò destinate ad altri usi (affitti temporanei)<br />
è molto più alta nel capoluogo e contribuisce all’innalzamento dei prezzi immobiliari (graf. 3.4).<br />
18 I centri privati, in collaborazione o del privato sociale sono<br />
autorizzati sulla base di un regolamento approvato dal Consiglio<br />
Comunale.<br />
<strong>VERSO</strong> <strong>IL</strong> <strong>SECONDO</strong> <strong>PIANO</strong> <strong>STRATEGICO</strong> INNOVAZIONE E SV<strong>IL</strong>UPPO: ASSI, FATTORI E PROGETTI 165