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Italy Yearbook - 2008

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7. Istruzione<br />

A livello territoriale si osserva una riduzione della percentuale di occupati<br />

passando dal Nord al Sud. L’indicatore supera il 56 per cento nelle regioni<br />

settentrionali, scende al 53 per cento nel Centro e si attesta al 44 per cento nel<br />

Mezzogiorno, dove si rileva anche la più elevata percentuale di diplomati in<br />

cerca di lavoro (oltre il 21 per cento). La quota di diplomati che si dedicano<br />

esclusivamente allo studio non presenta, invece, variazioni significative a livello<br />

territoriale.<br />

L’inserimento<br />

professionale<br />

dei laureati<br />

Per saperne di più...<br />

ISTAT. I laureati e il mercato<br />

del lavoro: inserimento<br />

professionale dei laureati:<br />

indagine 2004.<br />

Roma, 2006.<br />

(Informazioni n. 14).<br />

http://www.istat.it.<br />

ISTAT. I laureati e lo studio:<br />

inserimento professionale<br />

dei laureati:<br />

indagine 2004.<br />

Roma, 2007.<br />

(Informazioni n. 3).<br />

ISTAT. Università e lavoro:<br />

orientarsi con la statistica<br />

2006-2007.<br />

Roma, <strong>2008</strong>.<br />

http://www.istat.it.<br />

Nel 2007, a circa tre anni dal conseguimento del titolo, risultano identiche<br />

– e pari al 73,2 per cento – le quote di occupati tra i laureati del 2004 nei<br />

corsi lunghi (corsi di laurea tradizionali del vecchio ordinamento e corsi di<br />

laurea specialistica a ciclo unico del nuovo ordinamento) e nei corsi<br />

triennali. I laureati nei corsi lunghi sono però più favoriti nel trovare un<br />

lavoro continuativo dopo la laurea (sono infatti il 56,1 per cento contro il<br />

48,5 per cento dei laureati triennali), essendo l’occupazione tra i laureati<br />

triennali maggiormente caratterizzata dalla presenza di persone impegnate<br />

in lavori iniziati prima del conseguimento del titolo.<br />

Per i laureati nei corsi lunghi, le opportunità di inserimento professionale<br />

migliori si presentano ai giovani provenienti dai corsi dei gruppi ingegneria<br />

(l’81,3 per cento dei laureati di questo gruppo svolge un lavoro continuativo<br />

iniziato dopo il conseguimento del titolo), chimico-farmaceutico (73,7 per cento)<br />

ed economico-statistico (65,7 per cento). Risultano, invece, nettamente inferiori<br />

alla media le performance dei laureati dei gruppi medico (24,2 per cento)<br />

e giuridico (38,1 per cento) i quali tuttavia, essendo spesso ancora impegnati<br />

in ulteriori attività di formazione (scuole di specializzazione, praticantato<br />

eccetera) a tre anni dalla laurea, si affacciano al mercato del lavoro con<br />

un certo ritardo rispetto ai laureati di altre discipline.<br />

Tra i laureati nei corsi triennali, sono soprattutto quelli dei gruppi linguistico<br />

(56,8 per cento), medico (55,7 per cento), insegnamento (55,6 per cento)<br />

e ingegneria (55,1 per cento) a lavorare in modo continuativo dopo aver conseguito<br />

il titolo. I laureati in corsi brevi che incontrano maggiori difficoltà ad<br />

inserirsi stabilmente nel mercato del lavoro sono invece quelli del gruppo giuridico<br />

(soltanto 22 su 100 hanno un lavoro continuativo iniziato dopo il conseguimento<br />

del titolo); seguono i laureati dei gruppi geo-biologico (31,3 per cento),<br />

psicologico (32,2) e letterario (35,3).<br />

Le laureate nei corsi lunghi incontrano più difficoltà dei loro colleghi maschi<br />

nel trovare lavoro; per i laureati triennali, invece, non si rilevano differenze<br />

significative tra i due sessi.<br />

Considerando le differenze territoriali, per entrambe le tipologie di corso<br />

si riscontrano le migliori condizioni occupazionali per i laureati del Nord (lavorano<br />

continuativamente il 66,3 per cento dei laureati nei percorsi lunghi e<br />

il 54,9 per cento dei triennali); seguono i laureati del Centro (con 53,6 e 45,9<br />

per cento rispettivamente) e quelli del Mezzogiorno (43,4 e 34,7 per cento).<br />

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