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capitolo settimo la ricostruzione delle cause della morte ... - Kataweb

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con gli agenti, in quali effettive condizioni si trovasse Federico, cosa potesse<br />

avere scatenato <strong>la</strong> sua reazione nei confronti degli agenti ( ebbe carattere<br />

difensivo, offensivo, reagì ad una provocazione, si trattò di un malinteso, vi<br />

furono <strong>cause</strong> esterne o l intervento di terzi, fu lo stesso Federico a<br />

determinare lo scontro, peraltro mal gestito dagli agenti, in ragione del suo<br />

stato di alterazione mentale dovuto all assunzione <strong>delle</strong> sostanze<br />

stupefacenti?). Non abbiamo nessuna prova precisa per prendere posizione su<br />

questo punto che rimane ad oggi un mistero. E certo peraltro che lo stato di<br />

agitazione di Aldrovandi si manifesta non prima ma in concomitanza con<br />

l intervento degli agenti e si alimenta del<strong>la</strong> violenza dello scontro nel corso del<br />

quale egli subisce certamente alcune <strong>delle</strong> lesioni rilevate, tanto da macchiare<br />

di sangue <strong>la</strong> portiera dell autovettura ed il selciato. Lo stato di agitazione del<br />

ragazzo non è quindi riconducibile all excited delirium syndrome ma è una<br />

condizione legata alle circostanze che lo produssero ed è l effetto dello<br />

scontro e del<strong>la</strong> colluttazione rispetto ai quali rilevante deve essere stato il<br />

ruolo degli agenti per il solo fatto che gli stessi sul punto mentono. Resta<br />

quindi impregiudicata <strong>la</strong> questione del<strong>la</strong> causa del primo scontro rispetto al<br />

quale possiamo soltanto dire, per mantenere le iniziali premesse, che da parte<br />

degli agenti devi esservi stata <strong>la</strong> soggettiva convinzione di agire con <strong>la</strong> forza<br />

nell esercizio del<strong>la</strong> facoltà legittima loro concessa dal<strong>la</strong> legge. Che tale<br />

convinzione fosse erronea e colpevole non siamo in grado di stabilire;<br />

dobbiamo presumerlo perché questo è il tema dato del processo e perché<br />

obbiettivamente prove contrarie non ne esistono. Questa conclusione spiana<br />

<strong>la</strong> strada al<strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong> del<strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> in senso favorevole<br />

all ipotesi accusatoria, eliminando tutte le suggestioni dipendenti da una<br />

condizione di agitazione patologica preesistente. Se l agitazione è<br />

conseguenza dello scontro e si alimenta di esso era dovere degli agenti<br />

valutarne gli effetti e contenere il tasso di violenza esercitato in modo da<br />

procedere all immobilizzazione del soggetto, senza fargli correre rischi indebiti<br />

di asfissia o traumi derivanti dal prolungarsi di una colluttazione. Rispetto al<strong>la</strong><br />

determinazione del<strong>la</strong> causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> entrano quindi in gioco soltanto le<br />

modalità con le quali gli agenti esercitarono il contenimento e l uso smodato e<br />

grosso<strong>la</strong>no del<strong>la</strong> violenza, tradottasi in involontaria causa di <strong>morte</strong> secondo il<br />

complesso meccanismo che sin d ora denominiamo come teoria Thiene-<br />

Beduschi.<br />

2. La causa del<strong>la</strong> <strong>morte</strong> è da indicare nel meccanismo causale descritto da<br />

Thiene-Beduschi anche volendo inserire nel<strong>la</strong> <strong>ricostruzione</strong>, in via del tutto<br />

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