APPUNTI DI PATOLOGIA GENERALE - Camice d'Oro
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La telomerasi nei tumori<br />
La telomerasi è attiva anche in almeno il 90% delle cellule di tumori umani e animali.<br />
Tale attività, che comporta la inattivazione di importanti meccanismi di controllo del ciclo cellulare quali la p53, è<br />
responsabile della "immortalizzazione" dei cloni neoplastici.<br />
Nella maggior parte dei tumori i telomeri non sono più lunghi di quelli delle cellule normali, ma ciò dipende dal fatto<br />
che la riattivazione della telomerasi non è un fenomeno iniziale della cancerogenesi, ma avviene dopo un certo numero<br />
di cicli mutazionali.<br />
Dubbi che l’accorciamento dei telomeri sia alla base della senescenza<br />
I mammiferi più piccoli e a vita più breve come il topo e il ratto non mostrano l'accorciamento dei telomeri come<br />
meccanismo conta-mitosi per arrestare la replicazione cellulare, arresto che in coltura avviene dopo 10-15 divisioni.<br />
I loro telomeri sono 5-10 volte più lunghi di quelli dei cromosomi umani e nelle loro cellule la telomerasi è<br />
permanentemente attiva.<br />
Si può ipotizzare che la senescenza replicativa si sia realizzata nel corso dell'evoluzione come un meccanismo atto a<br />
prevenire l'accumulo di mutazioni responsabili di trasformazione maligna delle cellule piuttosto che come meccanismo<br />
di invecchiamento .<br />
GENETICA DELL'INVECCHIAMENTO<br />
La ovvia considerazione che l'invecchiamento e la morte degli individui sono condizioni necessarie per la<br />
sopravvivenza della specie è alla base di un gruppo di teorie evoluzionistiche.<br />
La pressione evoluzionistica che elimina gli individui portatori di geni aventi effetti dannosi che si manifestano nel<br />
periodo pre-riproduttivo della vita, viene meno se questi effetti si verificano solo nel periodo post-riproduttivo.<br />
La senescenza sarebbe la conseguenza della perdita della forza della selezione naturale: "gli individui invecchiano nel<br />
periodo post-riproduttivo della vita perché non c'è nessuno motivo che non lo facciano” (Rose, 1991).<br />
[Michael Rose è un biologo evoluzionista dell'Istituto di Scienze biologiche dell'università di Irvine (California) che ha<br />
impostato ricerche molto personali]<br />
Teoria della pleiotropia antagonista, proposta da Williams, che postula l'esistenza di meccanismi genetici che causano<br />
caratteristiche favorevoli nella fase pre-riproduttiva della vita, mentre inducono effetti dannosi dopo la riproduzione.<br />
Teoria del disposable soma ("soma usa e getta"), proposta da Kirkwood nel 1990, secondo la quale la selezione<br />
naturale privilegia la riproduzione a danno della conservazione indefinita del soma, in quanto quest'ultima sarebbe<br />
troppo costosa in termini di risorse energetiche: una riprova è offerta dalla abbreviazione del periodo fertile e dal<br />
dimezzamento dell'aspettativa di vita che si osserva nei "supertopi" transgenici portatori di più extra-copie del gene dell'<br />
ormone della crescita, nei quali le risorse sono appunto indirizzate all'aumento della massa corporea, a spese della<br />
fertilità e della protezione dallo stress ossidativo.<br />
Gerontogéni e longevity assurance genes<br />
Esistono geni la cui funzione sia quella di indurre i molteplici fenomeni dell’invecchiamento?<br />
Come modello di invecchiamento A. Comfort (Neuropsychiatry Institute, University of California, Los Angeles)<br />
propone quello della gerarchia degli orologi biologici: l'invecchiamento non sarebbe causato da un singolo sistema<br />
genico regolatore, ma dalla interazione tra numerosi processi temporizzati indipendentemente uno dall'altro.<br />
Vi sarebbe un "master clock" e una serie di "peripheral clocks", alcuni dei quali regolati dal master, altri indipendenti,<br />
ma ognuno dei quali capace di indurre deterioramento e morte.<br />
I geni dell'invecchiamento<br />
Un ceppo di Drosophila melanogaster (ceppo La) sopravvivente il doppio del normale è stato ottenuto da Rose nel 1987<br />
mediante opportuni incroci.<br />
In questo ceppo con eccezionale longevità si osserva una maggiore espressione dei geni codificanti per enzimi protettivi<br />
nei riguardi dello stress ossidativo, quali la superossidodismutasi (SOD) e la catalasi.<br />
Questi geni sono localizzati sul cromosoma 3 dell'insetto e inibiti da geni mappati sul cromosoma 2, che si potrebbero<br />
pertanto considerare come possibili "geni dell'invecchiamento".<br />
Nel 1998 Benzer (California Institute of Technology, Pasadena, California) ha clonato e sequenziato in un ceppo<br />
mutante di Drosophila con longevità aumentata del 40% un gene, mappato sul cromosoma 3, poi denominato mth (da<br />
Methuselah), codificante per una proteina trans-membrana che induce resistenza allo stress ossidativo.<br />
La transfezione in embrioni di Drosophila di geni soprannumerari della SOD ha permesso di ottenere ceppi iperlongevi.<br />
Emerge l'idea che la determinazione genetica della durata di vita possa essere correlata con i meccanismi di difesa dallo<br />
stress ossidativo.<br />
Appunti di Patologia Generale – Pag, 58