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APPUNTI DI PATOLOGIA GENERALE - Camice d'Oro

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Geni in Caenorhabditis elegans<br />

Con indagini di genetica molecolare sono stati identificati i geni responsabili della apoptosi che colpisce 131 cellule di<br />

questo organismo nel passaggio dalla fase larvale a quella adulta.<br />

Si tratta dei geni ced-3, omologo del gene umano per la caspasi-l, e ced-4, ai quali si contrappone come gene<br />

antiapoptotico il ced-9, omologo del gene umano bcl-2, uno dei più studiati tra gli oncogeni.<br />

Questi geni regolatori della morte cellulare programmata non hanno però, in Caenorhabditis, un ruolo dimostrato nella<br />

durata di vita.<br />

Ricerche successive hanno invece consentito di isolare e donare due sistemi di geni implicati nella longevità di questo<br />

nematode:<br />

• iI primo di questi geni, codificante per una fosfatidil-inositolo-3-chinasi, è denominato Age-1.<br />

◦ Le mutazioni inattivanti di questo gene inducono un cospicuo allungamento, fino a due volte, della durata<br />

di vita di Caenorhabditis.<br />

• In seguito sono stati isolati diversi geni della famiglia daf, tra i quali il più interessante è daf-2, le cui<br />

mutazioni inducono un allungamento della durata di vita di 2-3 volte, mentre daf-23 si è rivelato una variante<br />

di Age-1<br />

• Una seconda famiglia di geni controllori della durata<br />

di vita di Caenorhabditis è quella dei geni clk (da<br />

clock), che controllano la temporizzazione di<br />

fenomeni quali le divisioni cellulari durante lo<br />

sviluppo embrionaIe, l'alimentazione e la<br />

locomozione<br />

Mentre le mutazioni inattivanti di clk-1, clk-2 e clk-3<br />

determinano solo un modesto aumento della durata di vita, le<br />

mutazioni associate di Age-1 e clk-1 la allungano anche di 6-<br />

7 volte.<br />

Comune a tutti i mutanti iperlongevi di Caenorhabditis<br />

elegans è l'aumentata resistenza allo stress ossidativo, come<br />

nei ceppi iperlongevi di DrosophiIa<br />

Geni della longevità in organismi superiori<br />

Nel 1999 è stata dimostrata l'esistenza nel topo di un gene che<br />

sembra influire sulla sua durata di vita.<br />

È stato infatti identificato un gene, p66shC, facente parte di<br />

una via di trasduzione di segnali attivata da radicali<br />

dell'ossigeno e implicata nell'induzione di apoptosi.<br />

Topi eterozigoti p66shC+/- mostravano un modesto aumento<br />

della sopravvivenza, gli omozigoti p66shC-/- l'aumento della<br />

durata di vita era del 30%.<br />

A tutt'oggi questo è l'unico modello di un possibile "gene<br />

dell'invecchiamento" identificato nei mammiferi, e anche in<br />

questo caso si tratta di un gene implicato in qualche modo<br />

nella resistenza allo stress ossidativo.<br />

Appunti di Patologia Generale – Pag, 59

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