versione pdf - Sardegna DigitalLibrary

Un’odissea de rimas nobas 143
della giovinezza, al suo paese, dove è cominciata la sua vita e
dove desidera che finisca:
E deo, bezzu, malefadadu, sezzidu inoghe, subra una pedra arrumbada
a su muru de su campusantu, in custu bicculu de mundu
ue est cominzada sa vida mia, no isco ite so aisettende: forsis,
mezus sorte est toccada a sos otto fedales mios, in paghe eterna,
interrados in mesu de arvures biancas, addae in terra de Russia.
Il vento scende dai monti come un’anima in pena e dalla
memoria riafforano le persone e i luoghi della sua infanzia. Riaffiora
soprattutto la vita di una comunità sentita come un bene
perduto e da riconquistare proprio attraverso le tappe della
narrazione. Il paese diventa un universo nel quale si riflettono
le vicende della storia che vi ha inferto, nel tempo, profonde
ferite. Come un poeta popolare, il narratore passa in rassegna i
personaggi, vivi e morti, delle sue storie di vinti. Egli impiega
la sua lunga esperienza degli uomini per fornire un compendio
di tanti destini che la comunità ha sempre accolto e compreso
con pietà uguale per il dolore che le pervade tutte. Scandendoli
in una serie di brevi capitoli, egli alterna luoghi, episodi, costumi,
personaggi, epoche della vita e della storia. Risalta però.
su tutto, il rispetto e l’amore per la propria cultura, per questa
civiltà che sa riportare ogni fatto, ogni episodio, ogni gesto,
entro la propria immutabile cornice. La pagina di Masala è sapiente,
asciutta, lieve e concreta, ironica e amara quanto basta.
Egli vi profonde a piene mani l’esperienza acquisita in una pratica
tanto lunga e sagace della scrittura letteraria. Impiega con