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Un’odissea de rimas nobas 39
parola d’ordine era che bisognava insegnare a leggere piuttosto
la ‘busta paga’ che non i testi letterari.
Contrastare quella pedagogia della strumentalizzazione del
discente, che ha prodotto e produce ancora effetti devastanti,
richiedeva un’energia morale enorme. È stata tuttavia, almeno
per me, un’esperienza davvero formativa. Ribadivo che bisognava
puntare su una formazione critica della personalità, insegnare
i concetti fondamentali dell’analisi logica, della consapevolezza
del funzionamento del linguaggio, produrre abilità
insegnando a leggere e a comprendere la pagina di un qualsiasi
testo scritto, a comprendere la differenza tra informazione e
comunicazione poetica.
Per quel che riguarda la formazione letteraria procedevo dai
testi in sardo a quelli in italiano e affrontavo con i colleghi allievi
la questione del sottoinsieme regionale e dell’importanza
che hanno avuto e continuano ad avere i cosiddetti ‘minori’
nella definizione dell’identità letteraria di una nazione, di un
paese, di un’intera comunità. Un docente che voglia seriamente
fare i conti col proprio territorio e con il contesto culturale
dentro il quale opera non può non tenere conto del contributo
che la produzione letteraria locale ha dato alla elevazione del
livello civile della propria comunità. Per questa ragione infatti,
insieme alla letteratura italiana insegnavo e richiedevo la conoscenza
del sottoinsieme regionale sardo.
Eppure, l’orientamento di senso che la comunicazione letteraria
dovrebbe avere in Sardegna, e che non è stato recepito
dalle istituzioni scolastiche e universitarie locali, lo è stato in-