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NICOLA TANDA
sorprende il lettore di oggi, abituato a considerare l’istruzione e
la cultura quasi estranee alla vita, è la grande lezione morale
che proviene dalla raccolta di poesie, Caminende cun sa rughe
(Romangia 1995), scritte da un uomo, Biglianu Branca (Sennori
1919), che ha appena compiuto qualche classe elementare
e che, riflettendo sull’esistenza ha maturato una sua visione
cristiana del mondo e della propria condizione così da divenire
maestro agli altri di comprensione e di amore al prossimo. Pietro
Sotgia (Dorgali 1925), Per un istante almeno (Nuoro 1997)
comprende una silloge in lingua sarda ed italiana. Egli trova
nel fiorire delle gemme, nel volo degli uccelli, nel canto notturno
dei grilli, nel profumo del fieno nell’estate e nel maturare
dei grappoli le occasioni delle sue poesie. La sua lingua poetica
si affina a mano a mano che procede verso il nucleo lirico
più autentico. Salvatore Corriga (Atzara 1926 - 1997), che aveva
cominciato come poeta in italiano con Attese (Cagliari
1971), ha maturato invece, nelle liriche Umbras Ombre (1993)
una sua lirica asciuttezza nel ritrovare nella memoria
dell’infanzia quei segni che nella natura suscitavano un dialogo
di amore, di seduzioni ingannevoli che non reggono alla scorrere
degli anni e all’ansia di cercare altre mani protese tra le
erbe e le spine verso l’armonia che possono suscitare cuori fraterni
nella fatica e nel dolore. Francesco Dedola (Montresta
1932), ha saputo percorrere un graduale, sorprendente itinerario
poetico fino alla raccolta A porfia cun su tempus (Romangia
1994) dove “Il dramma del vivere è vissuto da lui con tensione
e profondo spirito di partecipazione” ma il suo verso non si