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Un’odissea de rimas nobas 175<br />
zione, accolta e registrata dai nostri critici più prestigiosi, rappresenta<br />
oggi in <strong>Sardegna</strong>, l’azimut dell’osservazione sulle tensioni<br />
della lingua poetica contemporanea, non solo italiana.<br />
Già nella prefazione dell’iniziale raccolta giovanile, Il colore<br />
della verità (1969), Gugliemo Petroni gli riconosceva la qualifica<br />
di poeta, poiché la sua riflessione sulla condizione<br />
dell’uomo contemporaneo, ansia religiosa e metafisica di certezze,<br />
si fa “discorso sopra l’inarrestabile perdita delle cose e<br />
dei sentimenti”. Le tappe di questa ricerca sono segnate da Un<br />
volo di farfalla (1973), Dal tempo all’eterno (1979) con prefazione<br />
di Mario Luzi (“ha tradotto la sostanza teologica della<br />
fede nella sua più sperduta e umana sostanza d’amore”), Ma<br />
dicendo Fiorenza (1982) in cui approda a un linguaggio “lucidamente<br />
meditativo” (Giuliano Gramigna). Angelo Jacomuzzi<br />
rilevava già nel 1976: “Tutto l’arco di questa meditazione poetica<br />
suggerisce che la sopravvivenza del linguaggio poetico e<br />
l’onestà di chi vi si dedica stanno nella strenua testimonianza<br />
di questa possibilità”. Barberi Squarotti ancora di recente, in<br />
maniera più decisa e perentoria, ha dichiarato: “l’esempio più<br />
alto di prolungamento della poesia come rivelazione, riflessione<br />
metafisica, discorso dell’eterno...”. In Per mare (Amadeus<br />
1993) “s’accatastano per nominarsi mondo, area di concepimenti<br />
esistenziali, trame stagionali, inimitabili corto circuiti della delizia<br />
dell’interrogare il finito, che si fa infinito nella lezione del<br />
navigare e – in esso – raggiungere una più adeguata luce in cerca<br />
dell’andare” (D. Cara). Straordinari consensi ha avuto come saggista<br />
e lettore della produzione letteraria contemporanea.