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NICOLA TANDA<br />
colta Salmo notturno (1983). “La sua poesia, scrive Giuseppe Petronio<br />
nella presentazione, ha raccolto e serba in sé quel tanto<br />
che dell’esperienza di una settantina d’anni rimane quando se ne<br />
schiumi l’effimero, ciò che è stato di moda, e si colga ciò che rimane<br />
del frutto del lavoro di un secolo”. Densa di riflessione<br />
morale, religiosa e civile, la sua scansione lirica premia il lungo<br />
amore di un poeta che ha coltivato ostinatamente e in silenzio la<br />
sua vocazione. Bruno Rombi (Calasetta 1931), compie un percorso<br />
che dai versi “risentiti e di stampo realistico sociale<br />
dell’esule di Canti per un’isola (1965), lo conduce ad una attenzione<br />
per problemi meno contingenti, tra l’uomo e il tempo, di<br />
Oltre la memoria (1975), alla sperimentazione linguistica intesa<br />
come capovolgimento della norma spesso disumana della società<br />
moderna di Enigmi e animi (Genova 1980), alla pacata e sommessa<br />
conversazione con la sofferenza di Forse qualcosa (Genova<br />
1980), e di L’attesa del tempo (1983). Così nei versi come nei<br />
frammenti lirici si inseguono realtà e mito, denuncia e sogno, la<br />
parola aspra della vita e la parola incantatrice della poesia. Da<br />
una prima versificazione più comunicativa della prima sezione<br />
dei Riti e miti (Pisa 1991) ritorna alla sperimentazione linguistica<br />
di “sintesi di parola e concetto, di parola e sensazione, di parola<br />
oggetto e descrizione” (Bàrberi Squarotti). Nella quale sperimentazione<br />
si insinua l’artificio gratuito come in Otto tempi per<br />
un presagio (1997).<br />
Ancora a questa quarta generazione e a questo ambito di<br />
strenua ricerca formale sul significante poetico è legato Angelo<br />
Mundula (Sassari 1934). La sua ormai ragguardevole produ-