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200<br />

NICOLA TANDA<br />

Il livello di tale dibattito in <strong>Sardegna</strong>, nonostante la deliberazione<br />

della Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Cagliari<br />

a favore della lingua sarda, è stato assai basso – come risulta<br />

dal volume della Murru Corriga Etnia, lingua, cultura: un<br />

dibattito aperto in <strong>Sardegna</strong>, Cagliari, Edes, 1977 – e ha rivelato<br />

la contraddittorietà di posizioni che erano anacronistiche e<br />

inspiegabili allora come lo sono ancora oggi. In particolare,<br />

l’avversità organizzata di ampi settori della sinistra all’attenzione<br />

verso le lingue minoritarie, veniva giustificata come<br />

una logica conseguenza della giusta av<strong>versione</strong> al separatismo<br />

come forma di lotta di retroguardia della classe operaia. In altri<br />

paesi europei, dove idealismo e ideal-marxismo non esercitarono<br />

sulla cultura scolastica quella egemonia che invece esercitarono<br />

in Italia, la nuova sensibilità linguistica inaugurata da<br />

Saussure risultò notevolmente più diffusa e condivisa. Perciò<br />

quei popoli e quelle comunità hanno avuto una consapevolezza<br />

maggiore del patrimonio di lingue e di saperi che l’Europa<br />

aveva prodotto a partire dal giuramento di Strasburgo e hanno<br />

sempre coltivato una tradizione seria e continua di studi linguistici<br />

e filologici che oggi sono alla base di quel documento<br />

di altissimo valore civile e democratico che è la risoluzione sulle<br />

lingue e culture regionali e sui diritti delle minoranze etniche<br />

pubblicata sulla Gazzetta ufficiale della Comunità europea<br />

del 16 ottobre 1981. Risoluzione che ha costituito il presupposto<br />

della successiva Carta europea per le lingue regionali e minoritarie<br />

che lo Stato italiano deve ancora ratificare e che non è<br />

diventata ancora patrimonio comune degli Italiani e meno an-

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