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Un’odissea de rimas nobas 231
le filosofie sensiste che non da quelle razionaliste e la filosofia
non ambiva ancora ai grandi sistemi del pensiero forte ma
piuttosto ad una riflessione attenta alla realtà dei sensi. Cominciava
quella riflessione antropologica che appariva complementare,
anche se opposta, alla visione classicistica del
mondo.
Una riflessione che permeò di curiosità antropologica la
cultura del giovane Leopardi quando scorreva i libri di geografia
della biblioteca paterna e che ricorre spesso nello Zibaldone
e alimenta le sue profonde considerazioni sulla condizione
umana e sul problema del piacere e della felicità. Costituiscono
quel nucleo di pensiero della poesia leopardiana che ha suscitato
l’interesse di Schopenhauer il quale, disincagliandosi dalle
secche della razionalità hegeliana, apriva la filosofia alle energie
della fantasia e della creatività ed ai saperi antropologico religiosi
non solo dell’Occidente ma anche degli altri popoli a sud
e a oriente dell’Europa.
Un percorso che, attraverso l’esplorazione del mondo inconoscibile
della natura e dell’inconscio individuale e collettivo,
dopo l’avventura positivista, approdava a quel neoromanticismo
che, solo da noi, fu chiamato decadentismo con una connotazione
negativa che fu confermata in seguito dalle ideologie
progressiste delle seconda metà del nostro secolo.
Eppure quel movimento della Secessione, nelle sue diverse
versioni europee, aveva posto il problema della felicità e di una
nuova coscienza del mondo e delle emozioni e del vissuto destinato
ad esprimersi mediante le opere dei grandi artisti delle