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NICOLA TANDA<br />
te e quasi manichea... cordialmente solidale con i poveri e contro<br />
l’ordine costituito” in La terra degli uomini del 1968. In La giubilazione<br />
e altri messaggi, del 1985, “la visione è amara e disincantata.<br />
Sembra condizionata dai sentimenti di delusione che il<br />
poeta prova, contemplando dalla lontananza una realtà rimasta<br />
immutata negli anni, così diversa dai sogni giovanili” (Maoddi).<br />
L’Isola è una conchiglia, presenta una raccolta antologica delle sue<br />
poesie, curata da Pasquale Maoddi e Pier Gavino Sedda nel<br />
1991, con alcune poesie inedite e, in particolare, Poesias gavoesas<br />
nella parlata di Gavoi (1985 - 88).<br />
La vena epigrammatica, più di quella moralistica, si addice<br />
meglio a Salvatore Virdis (Bono 1918 - Sassari 1993), nelle raccolte<br />
Venuti dal mare (1981), e Attesa (1983). Chi come Dio?<br />
(1984), Dove volano gli sparvieri (1985), Unghiate e beccate<br />
(1987). Attraverso la trasparente semantica della favola persegue<br />
un preciso ideale di recupero e reintegrazione della classica dignitas<br />
hominis. In Poesie civili (1990), una risentita vis polemica aggredisce<br />
le superfetazioni ideologiche riducendole al denominatore<br />
comune delle ferree leggi naturali. Teresa Crobu (Neoneli<br />
1919) esprime in Ponteluna (Cagliari 1947) un io lirico che accentua<br />
situazioni topiche di spaesamento e di distacco dalla propria<br />
terra, dagli affetti e dagli stessi ricordi. Di Giuseppe Guiso<br />
(Orosei 1921 - Roma 1985), era stata pubblicata, con prefazione<br />
di Mario Petrucciani, una raccolta di poesie postuma, Qualcuno<br />
(Siena 1988). “Meditativo e realistico, aveva scritto il prefatore,<br />
trapunto di memorie, con fascinose riprese liriche in una musica<br />
che resiste sulle macerie dell’esistere, quello che Giuseppe Guiso