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NICOLA TANDA
dare ad una possibile storiografia delle arti della visione, cinema
compreso.
Corrado Maltese già nel 1960 aveva pubblicato, Storia
dell’arte dal 1785 al 1943, dove affrontava il problema del
rapporto tra la cultura illuministica sul piano dei contenuti e
il linguaggio neoclassico sul piano dell’espressione e si interrogava
quindi sul modo di comunicare i nuovi significati
della cultura illuministica e romantica con nuovi significanti.
Ma si era ancora abbastanza lontani dall’avere a disposizione
le raffinate strumentazioni linguistiche e semiotiche prodotte
dalle diverse scuole post-saussuriane che avrebbero circolato
da noi solo più tardi. Il pensiero illuministico veniva comunicato,
nell’arte figurativa, mediante lo stile neoclassico, invece
gli storici letterari, in particolare i nuovi giacobini del
sociologismo marxista, poco si preoccupavano del rapporto
col piano dell’espressione. Parlavano tutt’al più di periodi
storici e sempre con categorie di inquadramento storico che
prescindevano dal linguaggio.
È evidente che la mole dei problemi che vennero allora rinviati
sono rimasti, in buona parte, irrisolti poiché i criteri letterari
più diffusi rimanevano e rimangono quelli che già lo stesso
Sapegno considerava superati. Perciò egli continuava, anche
dall’Accademia dei Lincei, a promuovere, insieme con Vittore
Branca ed Ezio Raimondi, una serie di convegni sui problemi
della storiografia letteraria che incontravano l’indifferenza generale
e non l’accoglienza e la diffusione che avrebbero meritato.