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Un’odissea de rimas nobas 53
no l’isola. Sulla loro traccia hanno proseguito Alberto Boscolo
e la sua scuola che, non a caso, proveniva dal medesimo filone
di ricerca storico giuridico. Gli italianisti invece, anche quando
si sono occupati di letteratura in Sardegna, hanno tenuto in
scarsa considerazione i testi sardi, hanno privilegiato, quasi esclusivamente,
e non con un approccio filologico, i testi letterari
in italiano.
Per essi, ed è questo il punto, la Sardegna è stata per lungo
tempo, e in qualche modo lo è ancora, un non luogo. La concezione
della letteratura italiana come letteratura nazionale sembrava
non potesse includere la Sardegna. All’ingombrante eredità
della concezione crociana della letteratura si era aggiunta
quella ideal-marxista successiva che riteneva di poter uscire
dall’émpasse integrando Croce con Gramsci. Gli italianisti che
hanno operato intorno a quegli anni in Sardegna pur avvertendone
l’esigenza non hanno operato una effettiva revisione
sia della teoria critica sia della storiografia letteraria. Eppure
Sapegno, aveva aperto, già negli anni Sessanta un dibattito
che, per un verso faceva riferimento al rinnovamento delle teorie
della letteratura di Wellek e Warren e, per un altro verso,
guardava alla geografia della letteratura di Dionisotti. È della
fine degli anni Sessanta la Storia della letteratura delle regioni
d7talia, scritta a due mani con Walter Binni.
Comprendere e accettare che la letteratura italiana fosse,
come era di fatto, un insieme di letterature locali e quindi di
sotto-insiemi regionali che andavano esplorati e studiati, ha
costituito un traguardo che ha portato a una considerazione