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NICOLA TANDA
avanguardie europee da Gauguin a Munch, da Klimt a Matisse
fino ai nostri Cambellotti, Prini, Boccioni, Balla, De Chirico,
Savinio, Sironi, solo per fare alcuni nomi, mentre il corrispettivo
letterario era costituito da Rimbaud, Verlain, Valeri, Pascoli,
e insieme a questi simbolisti europei, i nostri Corazzini,
Gozzano, Moretti, e poi i lirici nuovi, Saba Ungaretti Montale.
Ungaretti soprattutto, nato a Alessandria d’Egitto e poeta
del deserto come metafora dell’esistenza.
Ebbene siamo lontanissimi dall’esotismo che è stato loro
attribuito per tacciarli di estetismo e di vitalismo ignorando la
loro ricerca sul senso autentico dell’esistenza, in linea con le
filosofie contemporanee sulla linea che da Shopenhauer, attraverso
Nietzche, conducono a Bergson e infine agli esistenzialisti.
Un quadro complesso e di grande responsabilità, insomma,
per chi si apprestava ad operare per correggere gli effetti perversi
degli interventi dei colonizzatori. Ma proprio nel corso
del viaggio mi è capitata l’occasione di avere conferme e di
comprendere meglio il senso dell’esperienza che avevamo intrapreso
e, per giunta, in quel punto della terra dove i paleontologi
avevano individuato le tracce dei primi passi dell’homo
erectus.
Ci servivano carte geografiche e topografiche del territorio
e ci eravamo recati in una missione protestante che le produceva.
Nell’ufficio dove quelle carte erano esposte ebbi modo di
notare sulla parete una frase dentro una cornicie: “L’homme
ne sais pa etre heureux parce que il ne sais pa que peut étre