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NICOLA TANDA
affermata in questi ultimi anni come una voce che sa rendere
l’atmosfera domestica e quasi il respiro arcaico della casa con i
suoi simboli della vita e i valori morali. La sua scrittura poetica,
in Su frqagu ‘e su ‘entu (Cagliari 1997), è sempre intensamente
lirica.
In quell’area che impiega quella varietà che si suole definire
sardo-corsa si sono cimentati numerosi poeti. Cesarinu Mastino
è rimasto, in Un pogu avveru e un pogu abbuffunendi (Sassari
1980), legato ai modi della tradizione di Pompeo Calvia e di
Agniru Canu. Anche Battista Ardau Cannas con Sassari risurana
1977, Rosilde Bertolotti con Lassami fabiddà (1977), si
muovono nello stesso ambito. Hanno contribuito maggiormente
a rinnovare i modi della lingua poetica sassarese Dino
Siddi (Sassari 1918) con la raccolta Pusadu in la pidrissa 1972,
Pa rimunì un cuzzoru 1979, Lu sonu di li fiori (Sassari 1991);
Aldo Salis (Sassari 1925) che, con due volumi di liriche La
cianchetta zappurada (Sassari 1979), Adiu a li fori (Ozieri
1983), ha segnato un momento assai importante e significativo
del rinnovamento stilistico e poetico. Hanno coltivato il
versante della poesia satirica Paolo Galleri con Ciaccutendi pa’
Sassari e Andrea Bonfigli di Sorso con la raccolta Sossu chi sei
nadu a occi a sori (1981). Alla scuola di Giulio Cossu è cresciuto
e si è affermato il gruppo di Tempio che impiega, con grande
sapienza, la lingua poetica della tradizione gallurese di don
Gavino Pes. Piero Canu (Olbia 1932), si è misurato con il racconto
ma le sue poesie che si richiamano alla civiltà della campagna
gallurese e che impiegano procedimenti e stilemi della