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NICOLA TANDA<br />
che semantici. Del Manoscritto (Roma 1987) in prefazione ha<br />
scritto Gaetano Salveti: “L’ambiguità, l’apertura, la musicalità<br />
trascinante, il sinusoide andamento del racconto, le non poche<br />
specificazioni filosofiche, la ricchezza delle immagini, la versificazione<br />
libera ma austera, il fermento sempre fruttificante delle<br />
metafore, fanno di questo poemetto un raro esempio di come,<br />
ancora oggi, si possa tessere una trama poetica di grande valore<br />
stilistico”. L’atto della parola (Pisa 1987), Tu, Dio (Forlì 1989)<br />
confermano questa linea di ricerca orfico-visionaria di un pensiero<br />
poetante con risultati di grande rilievo. La miniera (Sassari<br />
1996) raccoglie una serie di racconti e un breve poemetto che<br />
hanno origine dalla medesima esperienza e dalla medesima matrice.<br />
Nello sfondo ancora la <strong>Sardegna</strong>, ricordo e luogo mitico di<br />
un’infanzia vissuta nella solitudine che fa crescere e maturare un<br />
senso dell’esistenza forte e accorato. Le ali d’uccello che<br />
Towmbly ha dipinto su una lavagna esposta nel MOMA di<br />
New Jork, forniscono l’occasione oggetto alle liriche in forma di<br />
poema che compongono la raccolta, L’inquieta innocenza (Amadeus<br />
1998). Le ali immobili alludono alla violenza subita da una<br />
generazione innocente che aveva scelto l’immaginazione e non<br />
aveva potuto volare. Da qui l’accettazione drammatica della rinuncia<br />
alla propria realizzazione e alla solitudine, che si ricava<br />
nel confronto tra il microcosmo e l’infinitamente grande, tra il<br />
mondo ancestrale dell’Isola – gli spazi e i tempi che orientano<br />
diversamente la solitudine “primigenia” – e l’infinito dei nuovi<br />
mondi delle civiltà avanzate che leggono diversamente il nostro<br />
destino e l’esigenza di libertà che ne deriva. Solo l’immagi-