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66<br />

NICOLA TANDA<br />

Ma qual è oggi il panorama editoriale sardo? Quale è il suo<br />

stato di salute? Quale politica culturale c’è dietro e quali orizzonti<br />

muovono il lavoro di tutte quelle piccole case editrici che<br />

in questi anni si moltiplicano come funghi? Devo dire con<br />

franchezza che lo scenario non mi sembra fra i più incoraggianti.<br />

Mancano le necessarie competenze, la dovuta lungimiranza,<br />

i progetti di lungo respiro, ma soprattutto non vedo ancora<br />

quella seria politica culturale, che tanto auspico, capace di<br />

segnare una svolta nella ridefinizione di un vero e proprio orizzonte<br />

di senso nella direzione su indicata. Per altro la proliferazione<br />

di case editrici, che si sono buttate con confusione e<br />

sconcertante improvvisazione nel mare magnum della produzione<br />

culturale sarda (passata e presente), ha causato una inutile<br />

se non controproducente dispersione di risorse, anziché concorrere<br />

a determinare le condizioni per una reale unità di percorsi<br />

e di obiettivi e per una semmai maggiore competitività<br />

sul piano della qualità e della professionalità. Per intenderci<br />

meglio citerò due esempi fra tutti. Prendiamo la collana di autori<br />

in lingua sarda dell’editore Della Torre. È una collana che,<br />

in assenza di altro, ha quanto meno avuto il merito di mettere<br />

a disposizione del pubblico i maggiori testi poetici in lingua<br />

sarda, anche se proposti con una cura editoriale modesta. Il<br />

formato è assai ridotto, e la poco sorvegliata veste tipografica<br />

riflette la scarsa considerazione che di questi testi si aveva rapportati<br />

al formato solito degli autori italiani.<br />

La “Bibliotheca Sarda” della Ilisso, che ha invece un comitato<br />

scientifico, una redazione e una vera e propria squadra di

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