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NICOLA TANDA
dei pochi poeti e scrittori che hanno mantenuto e continuato
l’uso letterario della lingua sarda nonostante le proibizioni del
regime. Erano state allora messe al bando le gare poetiche e
rese problematiche e difficili le pubblicazioni di testi. Solo
nell’immediato dopoguerra alcune riviste hanno ripreso a
pubblicare poesie in lingua sarda, in particolare “S’Ischiglia”.
Ma solo il Premio Ozieri ha prodotto una effettiva circolazione
letteraria in versi e in prosa. Una produzione di buon livello
che ha favorito l’introduzione di modelli letterari mediati da
prestigiosi testi contemporanei italiani e stranieri.
La vera e propria riforma letteraria compiuta da questo e
dagli altri premi, negli ultimi anni, ha allargato notevolmente
la fascia del pubblico e degli autori. L’idea, sinora corrente e
comune, di letteratura, infatti, ha sempre tenuto conto
dell’autore e poco del pubblico. Gramsci aveva iniziato le sue
riflessioni sulla letteratura nazionale muovendo giustamente
dalla questione principale, l’annosa questione del perché la letteratura
non fosse popolare in Italia. Questione annosa, ma
che resta. Per coinvolgere nella letteratura il destinatario è necessario
parlare la medesima lingua. In un processo comunicativo,
non superficiale, occorre infatti che autore e pubblico abbiano
in comune naturalmente il codice linguistico e possibilmente
una buona fetta della medesima enciclopedia del sapere.
In questo modo si possono far circolare modelli culturali, tradizionali
e non, per attuare un confronto capace di far crescere
la società locale. Per questo la comunicazione letteraria tende
ad essere plurilingue. Grosse fasce di pubblico sono state esclu-