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NICOLA TANDA
l’esempio dello sport, di quello giocato, non di quello guardato.
Se si fa sport per migliorare le proprie condizioni fisiche, allo
stesso modo si scrive per migliorare le condizioni umane e spirituali
della propria persona. Se è pacifico che, se ci sono cittadini
atleti, ci siano anche gare, è altrettanto pacifico che, se ci sono
cittadini poeti ci siano gare anche per i poeti. Da questo punto
di vista, come gli atleti, i poeti non sono mai troppi, di conseguenza
mai troppi sono i premi letterari. Concorrere significa
migliorare, in termini agonistici, le proprie prestazioni.
Si pensi ad esempio all’importanza e al ruolo rivestito in
Sardegna dal “Premio Ozieri di letteratura sarda”. Questo
premio ha indiscutibilmente posto le basi per una vera e propria
riforma letteraria e culturale che ha costituito il fulcro della
resistenza alla omologazione perseguita dai partiti di governo
e non, negli anni Sessanta con il così detto Piano di Rinascita.
Dopo il “Premio Ozieri” c’è stata una proliferazione di premi
letterari che hanno svolto e svolgono una importantissima
funzione di produzione e circolazione letteraria che opera dal
basso e che contribuisce al rafforzamento dell’automodello culturale,
l’unico che possa far prendere coscienza ai Sardi della
propria identità e che può legittimare la regione sarda in base
alla sua specialità a far parte delle emergenti regioni di Europa.
La produzione letteraria in lingua sarda è cresciuta enormemente
nella seconda metà del secolo ed ha raggiunto un livello
letterario di grande dignità tanto nella poesia che nella prosa.
Anche il mondo accademico, come si è detto, ha potuto prendere
atto, grazie all’impulso che hanno avuto gli studi nel settore