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Un’odissea de rimas nobas 229
L’esperienza del Ciad
Quando, nel gennaio 1998, insieme ai colleghi ed amici
dell’Università di Sassari, siamo partiti per il Ciad, avevo
l’impressione che l’esperienza del viaggio sarebbe stata certamente
importante per comprendere meglio, almeno dal mio
punto di vista, il senso profondo della vita.
Si trattava di una spedizione scientifica, una delle tante
nell’ambito delle iniziative europee di collaborazione con i paesi
in via di sviluppo, in realtà un viaggio a ritroso nel tempo
destinato a mettere a confronto comportamenti originari con
quelli della modernità.
Avremmo dovuto infatti filtrare, nel contesto odierno, quei
modelli culturali compatibili che consentissero a quella comunità,
composta di molte etnie, di cogliere il meglio e di evitare
il peggio della nostra civiltà occidentale. Civiltà della quale noi
Sardi avevamo esperienza avendone conosciuto, come colonizzati,
pregi ed inconvenienti. Avremmo dovuto fare in modo
che, insieme alle nuove conoscenze tecnologiche e scientifiche,
acquisissero la coscienza dei valori della loro civiltà e ne evitassero
la perdita irreversibile.
Il sogno appunto che, alla fine dell’Ottocento e agli inizi
del nuovo secolo, aveva attratto viaggiatori artisti della Seces-