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176<br />
NICOLA TANDA<br />
Prima di passare alla quinta generazione, quella nata dopo il<br />
1935, occorre ancora rendere conto dei poeti che si collocano<br />
con la loro produzione, più o meno densa e continuata, intorno<br />
agli anni Settanta-Ottanta. Molto promettenti erano apparsi<br />
(“La Fiera Letteraria” 1971) i versi di Franco Cocco (Buddusò<br />
1935) del quale è uscita di recente una raccolta Le radici del<br />
pianto (1996). Egli conosce la tradizione lirica novecentesca ed è<br />
perennemente ossessionato da un’instancabile ricerca poetica.<br />
Ha con la sua lingua materna un rapporto non risolto e non pacificato<br />
che è complesso intrigo di valenza anche psicoanalitica,<br />
con la sua isola, grembo e nodo della sua perpetua irrequietudine,<br />
persino ossessiva in quelle sue disgiunzioni che sono più<br />
spesso sofferte congiunzioni. Da critico e da poeta vive nell’ansia<br />
alimentata dal dilemma identità / mutamento che quasi assurge<br />
a significato di dramma storico esistenziale. La radice del pianto<br />
comprende la raccolta omonima, Presagi, Moniti, La stella marina,<br />
Dediche, e Luoghi. Ha come scenario mitico l’isola e rappresenta<br />
un momento alto della sua produzione che proviene sempre<br />
da un’interrogazione appassionata e dolente del senso<br />
dell’esistenza e della funzione della poesia. La raccolta documenta<br />
la persistenza di una voce che da circa trent’anni è impegnata,<br />
come critico e come poeta, a rendere conto della fase culturale e<br />
storica che l’isola attraversa. Romano Ruju (Nuoro 1935-1974),<br />
autore di testi teatrali di successo ispirati alla microstoria locale,<br />
ha pubblicato un volume di liriche, La danza dell’Argia (Cagliari<br />
1974), ispirate anch’esse alle vicende storiche di vinti dei Sardi.<br />
Giovanni Dettori (Bitti 1936) si era già affacciato con autorevo-