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Un’odissea de rimas nobas 153<br />

Un’Odissea de rimas nobas<br />

La nuova poesia bilingue in <strong>Sardegna</strong><br />

La civiltà sarda è il risultato di un crogiolo di culture ed ha<br />

fatto tesoro del patrimonio delle diverse lingue che si sono avvicendate<br />

nel territorio per confluire in quella lingua neolatina<br />

che è la lingua sarda orale e scritta. I documenti, conservati nei<br />

vari archivi dell’Isola (specialmente ecclesiastici) e non ancora<br />

inventariati sono infatti numerosissimi. Il volgare sardo è stato<br />

impiegato dalla Chiesa e dalle Cancellerie giudicali nell’uso<br />

scritto prima degli altri volgari, come attestano vari documenti<br />

delle cancellerie giudicali e monumenti del diritto di grande<br />

rilievo come i codici della Carta de Logu e gli Statuti di città<br />

come Sassari, Cagliari, Castelsardo e Iglesias, I suoi primi esperimenti<br />

letterari risalgono ad alcuni spunti narrativi dei Condaghes<br />

e ai più tardi poemetti sulla vita sulla vita, il martirio e<br />

la morte dei protomartiri turritani che, almeno nella leggenda,<br />

hanno iniziato la cristianizzazione dell’Isola.<br />

Le difficoltà che gli storici della letteratura italiana o i critici<br />

letterari hanno sempre incontrato nell’inserire i testi di un<br />

autore sardo nel sistema letterario italiano e nel compiere una<br />

ricognizione sulla produzione letteraria in <strong>Sardegna</strong> si possono<br />

spiegare soltanto se si accetta di prendere in considerazione

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