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Un’odissea de rimas nobas 83<br />

Trenta-Quaranta e che tiene conto dell’incontro di due culture<br />

le cui reciproche concessioni finiscono per attenuare il continuo<br />

scambio tra concretezza e squisitezza letteraria.<br />

Uno scrittore originale che intende, e lo dichiara in maniera<br />

esplicita, sottrarsi all’ipoteca della narrativa deleddiana, è<br />

Giuseppe Dessì che si avvale dei modelli elaborati dalla prosa<br />

del soggettivismo lirico del Novecento e, soprattutto, ai procedimenti<br />

della memoria proustiana. La <strong>Sardegna</strong> è subito al<br />

centro del suo progetto narrativo, mediata, come immagine,<br />

dalla memoria e con una valenza fantastica e simbolica assolutamente<br />

moderna che non intende avere referenti reali ma solo<br />

esistenziali. San Silvano del 1939 inaugura, in Italia e in <strong>Sardegna</strong>,<br />

un nuovo modello di narrazione aggiornato ai codici<br />

narrativi contemporanei, dal monologo interiore alla crisi<br />

dell’oggettività di matrice fenomenologica, attuata in quel<br />

primo metaromanzo italiano che è Michele Boschino, e sviluppata<br />

in seguito mediante un realismo rivissuto nell’interiorità<br />

dei vari personaggi, nutrito di forti passioni civili e sorretto,<br />

soprattutto dopo l’uscita di La scoperta della <strong>Sardegna</strong>, da una<br />

acuta e originale lettura antropologica e critica della società<br />

sarda.<br />

Salvatore Cambosu, si è formato nelle Università di Padova<br />

e di Roma, a contatto con esperienze letterarie come quelle<br />

della “Ronda” e di “Letteratura”. Aveva pubblicato nel 1932 a<br />

Bologna Lo zufolo e, nel dopoguerra, ha collaborato al “Politecnico”<br />

di Vittorini, al “Ponte”, a “Nord-Sud”, a “Il Mondo”<br />

di Pannunzio. La sua pagina, nitida e concreta, sa affrontare i

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