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Un’odissea de rimas nobas 49
La sua concezione, inoltre, negava che dell’arte si potesse
fare storia cosicché quasi tutte le storie letterarie dei suoi discepoli,
mai hanno mostrato, dal punto di vista storiografico,
una fondazione teorica convincente. Se la poesia vive di momenti
individuali irripetibili, non collegabili né comunicanti
tra loro, diventava impossibile parlare di una storia letteraria.
Croce dunque ha sempre proposto medaglioni di singoli grandi
autori nei quali individuava brani poetici avulsi dal contesto.
È sufficiente leggere i saggi su Dante, Goethe, Manzoni,
Leopardi, Ariosto, per comprendere il suo singolare modo di
rendere conto del fenomeno letterario.
L’estetica dell’intuizione ha condizionato in Italia, per più
di cinquanta anni, gli studi sull’arte e ci ha escluso, come ha
sostenuto Anceschi, dal generale dibattito europeo e americano.
Ha ritardato gli studi sui linguaggi non verbali, dal cinema,
alla pittura, all’architettura. Lionello Venturi ha dovuto
elaborare per suo conto la teoria del “gusto” per poter avere un
approccio corretto agli artisti minori. Diversamente avrebbe
dovuto riconoscere pochissimi artisti, poiché quella concezione
esclusiva e assoluta dell’arte non consentiva di introdurre nel
canone se non altissimi capolavori. E tuttavia non indicava criteri
certi per individuarli. Poiché poca circolazione avevano
altre concezioni estetiche meno esclusive, l’estetica crociana ha
prodotto una deriva elitaria che ha favorito le competenze passive
del codice letterario, ha inibito la creatività e ne ha accentuato
il carattere nobilissimo, ma irraggiungibile e ineffabile.
Mentre la letteratura, cioè la comunicazione letteraria, come la