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26<br />
NICOLA TANDA<br />
li metodi che si erano affermati nella storia culturale dei decenni<br />
successivi al dopoguerra, anche, attraverso esposizioni<br />
esaurienti di specialisti diversi (Cases, David, Raimondi, Beccaria,<br />
Isella, Pagnini, Segre, Eco) e, mediante una scelta di saggi,<br />
proponeva esempi delle applicazioni, delle nuove strade e<br />
dei nuovi strumenti della critica, che diveniva dunque anche<br />
sociologica, psicanalitica, simbolica e storico-linguistica, stilistica<br />
e formalista, strutturalistica e semiologica.<br />
Proprio per questo Sapegno aveva voluto segnalare l’esigenza<br />
di accedere a una strumentazione concettuale più aggiornata.<br />
Né a molto era valso, per comprendere la necessità di<br />
giungere finalmente a una letteratura italiana più confacente, il<br />
successo dei saggi raccolti nel volume di Carlo Dionisotti, Geografia<br />
e storia della letteratura italiana. Mancò, in genere, un<br />
ripensamento adeguato in questa direzione anche se, prima nel<br />
1963, poi, insieme con Walter Binni nel 1968, Sapegno aveva<br />
pubblicato una Storia letteraria delle regioni d’Italia.<br />
Personalmente pervenni a questa concezione teorica indotto<br />
proprio dalla particolare esperienza di studioso e di operatore<br />
culturale in <strong>Sardegna</strong>. Infatti, a un certo punto del mio percorso<br />
formativo, avvertii la necessità di costruire una sorta di<br />
modello storiografico speciale che mi consentisse di trattare in<br />
maniera non distruttiva il sottoinsieme letterario regionale. In<br />
altre parole, un modello che rendesse adeguatamente conto<br />
della situazione di policentrismo e plurilinguismo della produzione<br />
letteraria in <strong>Sardegna</strong>.