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La città interetnica - libertacivili.it

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Dialogo interculturalelibertàciviliSulla figura del mediatore in ItaliaIl problemacruciale delle“secondegenerazioni”che, sesostenutein modoadeguato,possonosvolgerenaturalmenteun pos<strong>it</strong>ivoruolo dimediazionedelle ist<strong>it</strong>uzioni per migliorare le proprie risposte e per agire sulleprincipali aree di riferimento per le dinamiche di integrazione(economica, sociale, culturale, pol<strong>it</strong>ica e demografica). Si trattaper l’immediato futuro di migliorare e rinforzare quanto già realizzatopassando da un visione reattiva (di risposta alle emergenzee ai bisogni essenziali) a una prospettiva propos<strong>it</strong>iva, chevada incontro alle persone (nei loro luoghi di v<strong>it</strong>a e di lavoro)nel loro complesso, attraverso un sistema di servizi sul terr<strong>it</strong>oriocapillare, garantendo dir<strong>it</strong>to di c<strong>it</strong>tadinanza anche ai bisogniculturali e di partecipazione attiva della popolazione immigratain vista di una “piena integrazione”.Un tema cruciale in questa direzione è quello delle cosiddette“seconde generazioni”. Gli adolescenti di origine immigrata inItalia vivono, infatti, una condizione difficile perché ai problemiclassici dell’adolescenza si aggiungono – in alcuni casi – quellilegati alla “doppia ident<strong>it</strong>à” e alle “appartenenze multiple”. S<strong>it</strong>ratta di una generazione cruciale per il futuro del Paese, unagenerazione che si s<strong>it</strong>ua tra bisogno di ident<strong>it</strong>à e desiderio diappartenenza e i cui esponenti rappresentano i “pionieri involontaridi un’ident<strong>it</strong>à nazionale in trasformazione” (Ambrosini 2006, p. 89).Le cosiddette “seconde generazioni” possono svolgere, seadeguatamente sostenute, un pos<strong>it</strong>ivo ruolo di “mediazione”.Per quanto concerne più specificamente la professione dimediatore sembra utile fare riferimento agli studi di GraziellaFavaro e Franca Balsamo che hanno ricostru<strong>it</strong>o, rispettivamente,le fasi di impiego dei mediatori nei servizi e una breve storia dellamediazione in Italia (Balsamo 2006, pp. 71-78). Riprendere talistudi consente di formulare qualche previsione per il futuro d<strong>it</strong>ale professione. Graziella Favaro sostiene che ripercorrendole diverse fasi di utilizzo dei mediatori è possibile individuare:l’origine esperienziale del dispos<strong>it</strong>ivo, che si colloca agliinizi degli anni Novanta e che riguarda i primi tentativi e sperimentazionicondotti in servizi che hanno aperto la strada,contando sui mediatori “pionieri”la diffusione progettuale della mediazione, avvenuta in unafase successiva e che ha consolidato una metodologia di lavoroed esplic<strong>it</strong>ato obiettivi precisi, declinati sulla base degli amb<strong>it</strong>i,dei differenti servizi e dei bisogni degli utentila visibil<strong>it</strong>à nella normativa, ovvero: il passaggio dalla periferiaal centro. L’esperienza e le pratiche di mediazione hanno trovatoe trovano attualmente spazio e attenzione in alcuni documentie normative, a livello nazionale, regionale e locale (Favaro2004, p.18).Nella sua lucida ricostruzione della breve storia della1042011 luglio-agosto

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