C<strong>it</strong>tà interculturali: comun<strong>it</strong>arismo, ghettizzazione e dir<strong>it</strong>ti culturaliPrimo Pianoavrebbero fatto r<strong>it</strong>orno nel loro Paese d’origine 17 . Tuttavia, al di làdi questi modelli teorici così diversi tra loro, dai quali, spesso,“le pratiche sociali, pol<strong>it</strong>iche e amministrative locali si distanziano”,si può rilevare, nota Marco Martiniello, “una certa convergenzafra le dinamiche pol<strong>it</strong>iche e sociali in atto in tutti i Paesi europei”,i quali si trovano a dover affrontare problemi del tutto simili“che rappresentano altrettante sfide da raccogliere” 18 .Il pericolo principale, ins<strong>it</strong>o nell’accezione più estrema dimulticulturalismo e conseguente alla negazione del dir<strong>it</strong>toall’assimilazione, è quello dell’atomizzazione sociale, cioè dellaristrutturazione dello spazio pubblico in una serie di comun<strong>it</strong>àchiuse e confl<strong>it</strong>tuali o, quantomeno, ostili e incapaci di comunicarein maniera costruttiva; in altre parole della formazione di ghetti.Loïc Wacquant ha descr<strong>it</strong>to il ghetto come un luogo che combinalim<strong>it</strong>azione spaziale e chiusura sociale: si tratta, dunque, di un17 Cfr. M. Martiniello, Le società multietniche, c<strong>it</strong>., p. 5418 Cfr. Ivi, p. 59libertàcivili2011 luglio-agosto69
C<strong>it</strong>tà interculturali: comun<strong>it</strong>arismo, ghettizzazione e dir<strong>it</strong>ti culturaliPrimo PianoSecondo il sociologo JürgenHabermas, per sfuggire aipericoli del multiculturalismoestremo si potrebberispolverare il concettodi semplice tolleranzafenomeno al contempo geografico e sociale, che comporta nonsolo una distanza fisica ma anche morale, implicando la nettaseparazione di una comun<strong>it</strong>à omogenea da un punto di vistaetnico-razziale, che si trova al suo interno, dal resto dellapopolazione che vive all’esterno di tale spazio 19 . SecondoBauman “è la s<strong>it</strong>uazione del ‘senza alternative’, la condizionedel ‘vietato uscire’, che caratterizza l’ab<strong>it</strong>ante del ghetto, chefa sentire la ‘sicurezza dell’uguaglianza’ come una gabbia diferro: stretta, opprimente, inevadibile. Tale mancanza di scelta inun mondo pieno di persone libere di scegliere è una condizioneancor più insopportabile del grigiore e dello squallore di unaresidenza non liberamente scelta” 20 .Dal momento che l’isolamento comun<strong>it</strong>ario si nutre della pauradell’altro, i suoi fautori finiscono per temerne la scomparsa e,quindi, tendono a mantenere alta la percezione di pericolo, diminaccia da parte della maggioranza dei c<strong>it</strong>tadini. Di conseguenza,Bauman sottolinea il valore dellasicurezza, in quanto “condizione necessariadel dialogo tra culture. Senza di essa, cisono poche possibil<strong>it</strong>à che le comun<strong>it</strong>à siaprano reciprocamente e avviino un dialogoche possa arricchire tutte loro e migliorarel’uman<strong>it</strong>à in virtù della loro aggregazione.Se c’è sicurezza il futuro dell’uman<strong>it</strong>à appareradioso” 21 . Secondo Jürgen Habermas, persfuggire al pericolo del multiculturalismo “estremo”, che siconfigura come un nuovo comun<strong>it</strong>arismo, si potrebbe “rispolverare”il concetto di semplice tolleranza, nato, come è stato precedentementericordato, nel contesto delle guerre di religione inEuropa, facendone la base per ripensare a una nozione dimulticulturalismo che non si riduca a una mera giustapposizionedi ghetti 22 .Qui si inserisce il discorso sui dir<strong>it</strong>ti culturali. Touraine hascr<strong>it</strong>to che il comun<strong>it</strong>arismo si contrappone all’idea di c<strong>it</strong>tadinanza,come esercizio di dir<strong>it</strong>ti pol<strong>it</strong>ici all’interno di un Paese democratico,libertàcivili19 Cfr. L. Wacquant, A Black C<strong>it</strong>y W<strong>it</strong>hin the Wh<strong>it</strong>e: Revis<strong>it</strong>ing America’s Dark Ghetto,in “Black Renaissance”, 2, 1998, p.14220 Cfr. Z. Bauman, Voglia di comun<strong>it</strong>à, c<strong>it</strong>., p.11521 Cfr. Ivi, pp.137-13822 Estratto della conferenza “De la tolérance religieuse aux dro<strong>it</strong>s culturels”,Sorbonne, Paris, 5 dicembre 2002702011 luglio-agosto