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La città interetnica - libertacivili.it

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Condividere il mondo: l’ab<strong>it</strong>are come via per l’interculturaDa una struttura appartenentea un ordine religioso sono statiricavati alcuni appartamentiautonomi, da cui, a partiredal 2006, sono passate novefamiglie di otto nazional<strong>it</strong>àVivo in una piccola c<strong>it</strong>tà del Nord, dove più della metà dellapopolazione è anziana, oltre il 60% dei nuclei familiari è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>oda uno o due membri, dove a un relativo benessere diffusocorrisponde una miopia culturale che si manifesta anche nelsuccesso elettorale di part<strong>it</strong>i che fanno della chiusura difensiva lapropria bandiera. Come costruire, per me prima di tutto e poiper la mia famiglia, un controambiente in grado di tenere vigilel’attenzione sui lim<strong>it</strong>i di un contesto di questo tipo? Come dare uncontributo perché la c<strong>it</strong>tà in cui i miei figli sono nati e stannocrescendo possa collocarsi pos<strong>it</strong>ivamente in un presentecomplesso, anziché difendersene?Ormai più di cinque anni fa, grazie al generoso interessamentodi un amico sacerdote, allora direttore della Car<strong>it</strong>as, e poi alladisponibil<strong>it</strong>à di un ordine religioso di offrire una struttura ormaisottoutilizzata per carenza di vocazioni, mi sono trasfer<strong>it</strong>acon la mia famiglia e un’altra coppia di amici in uno stabileadatto al nostro progetto. Car<strong>it</strong>as e Cariplohanno finanziato la ristrutturazione e abbiamopotuto ricavare quattro appartamenti autonomie un miniappartamento per osp<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à più brevi,più una serie di spazi comuni. Dal 2006 sonopassate nove famiglie di otto nazional<strong>it</strong>à,cinque di religione musulmana, tre composteda madri sole con i figli, oltre 30 bambini.ll nostro comp<strong>it</strong>o è insieme molto semplicee molto difficile: lo definirei un “vicinato attento”, qualchecosa che per molto tempo, nella nostra cultura <strong>it</strong>aliana, che ilsociologo Franco Cassano giustamente definisce “materna”,si è manifestato come una sensibil<strong>it</strong>à spontanea e che oggi,nell’era dell’iperindividualismo allergico ai legami e ai vincoli,diventa decisamente controcorrente.Primo PianoC’è un r<strong>it</strong>ornello ricorrente, che chiunque non accetti comeun dato il fluire delle cose si sente sempre ripetere: il problema ètalmente grosso che ci sovrasta, qualunque azione si possaintraprendere non è che una goccia in un oceano, non si puòsvuotare il mare con un cucchiaio e così via.Alla luce dell’esperienza, piena di soddisfazioni e frustrazioni,successi e fallimenti di questi anni mi sento di dire esattamenteil contrario: nessuna delle azioni intraprese è risultata vana, aldi là del successo o meno, e per tutte le persone che sonopassate di qui questo ha fatto una differenza enorme nellaloro v<strong>it</strong>a, oltre che nella nostra.L’idea di base è molto semplice: parte dalla famiglia, un’ent<strong>it</strong>àlibertàcivili2011 luglio-agosto49

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