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La città interetnica - libertacivili.it

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I nuovi spazi sociali transurbani e interetniciPrimo PianolibertàciviliRestala questionedelle periferieurbane,specialmentequelle in cuiemarginazionee omologazionehanno prodottoun’ident<strong>it</strong>àdi quartiereforte, comenel caso delloZen a Palermoo di Scampiaa Napolisemi-periferici in cui vivono i migranti sono sempre più compresiall’interno dello spazio sociale transurbano e tendono a perdereil carattere di marginal<strong>it</strong>à che era loro attribu<strong>it</strong>o dal vecchioschema società urbana-società rurale.2. <strong>La</strong> caratterizzazione dell’agire sociale contemporaneoconsente di sost<strong>it</strong>uire, al senso di appartenenza e radicamentotradizionale, le proprietà inclusive ed esclusive dei sistemifunzionali complessi, ri-generando occasioni di marginal<strong>it</strong>à.In questo senso, l’interetnia cost<strong>it</strong>uisce un principio di convivenzafondamentale e il pilastro di una nuova organizzazione urbanae sociale non più centrata su un’ident<strong>it</strong>à culturale e simbolicanetta o monol<strong>it</strong>ica ma invece diversamente orientata.3. Le crescenti difficoltà ma anche le sfide riaperte dagli individuia “fare terr<strong>it</strong>orio”, ossia a produrre, entro nuove e multiformicondizioni sistemiche e soggettive, nuove forme di terr<strong>it</strong>orial<strong>it</strong>àe di appartenenza, sia pure, nel caso dei migranti, di carattereplurale o compos<strong>it</strong>a.In questa nuova condizione permane la questione delleperiferie urbane, ossia terr<strong>it</strong>ori complessi composti da“ambiente naturale, ambiente costru<strong>it</strong>o e ambiente antropico”(Magnaghi). L’immagine di quartieri degradati ha generalmentecoinciso con quella degli slum, ossia quartieri periferici ai centriurbani i cui standard qual<strong>it</strong>ativi di v<strong>it</strong>a erano assai modesti.L’Ocse ha defin<strong>it</strong>o, nel 1998, le aree degradate come “contest<strong>it</strong>err<strong>it</strong>oriali dove l’esclusione ab<strong>it</strong>ativa è intersecata a quellasociale e dove gli ab<strong>it</strong>anti vengono sempre più spinti ai marginidella società e questo influenza la qual<strong>it</strong>à della v<strong>it</strong>a degli ab<strong>it</strong>antie delle imprese sia direttamente che indirettamente”. Uno deiprocessi che storicamente investivano questi luoghi consistevanella standardizzazione dei suoi ab<strong>it</strong>anti verso una condizionesociale comune, omologando la loro relativa ident<strong>it</strong>à sino a farnequasi un’unica ident<strong>it</strong>à di quartiere.Esistono diverse realtà periferiche che, ancora oggi, siapure in forme diverse rispetto al passato, sono arrivate, per ilcombinato disposto di emarginazione, omologazione e standardizzazione,a produrre ident<strong>it</strong>à di quartiere, come nel caso delquartiere Zen di Palermo o le ben note Vele di Scampia. <strong>La</strong>stigmatizzazione che generalmente derivava dall’ab<strong>it</strong>are inperiferie arrivava a definire il carattere e l’ident<strong>it</strong>à di tutti coloroche vi risiedevano. Si trattava di aree deboli dove spesso siriscontrava carenza di infrastrutture e di servizi pubblici,deprivazione socio-culturale ed esclusione delle relativeproblematic<strong>it</strong>à dal dibatt<strong>it</strong>o pubblico, se non nel caso di eventi602011 luglio-agosto

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