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La città interetnica - libertacivili.it

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Iniziative e proposte per la cooperazione europea in matera d’asiloLe propostepiù recentidell’Unhcre dell’Ecrepongonol’accentosullavolontà delrichiedenteasilo, ma nontengono contodi quelladegli Statiprevisti dal Programma di Stoccolma, non sembrano sufficientiper promuovere miglioramenti sensibili, a livello cooperativo,del sistema di asilo europeo. Si propone invece, ad esempioda parte del Parlamento europeo (2010), la riallocazione fisica deirifugiati come il mezzo per garantire meglio i dir<strong>it</strong>ti umani deirifugiati e rendere effettiva una collaborazione in materia di asilo.A questo propos<strong>it</strong>o, un precedente normativo importante è laDirettiva 55/2001/CE, che prevede una ripartizione del carico deirifugiati, peraltro solo in caso di eventi eccezionali e massicci,basato su un principio di “doppia volontà”: la disponibil<strong>it</strong>àdello Stato ad accogliere e la volontà del rifugiato a recarsi in taleStato. Peraltro, la Direttiva non ha mai trovato attuazione (salvoper un numero lim<strong>it</strong>ato di rifugiati iracheni nel 2009 e 2010).Il rispetto della volontà del rifugiato trova spazio nelle proposteche prevedono la riallocazione fisica. Lo schema dell’Unhcralloca la responsabil<strong>it</strong>à allo Stato dove la domanda è presentataper la prima volta. L’Ecre (European Council on Refugees andExiles), più radicalmente, lascia al richiedente asilo la sceltadello Stato responsabile.Entrambe queste proposte pongono in primo piano lavolontà del richiedente asilo, ma non tengono conto dellavolontà degli Stati ad accoglierli. Per questo motivo, gli estensoridello studio del Parlamento europeo del 2010, pur r<strong>it</strong>enendoleraccomandabili, si mostrano pessimisti circa le concretepossibil<strong>it</strong>à di attuazione. Si osserva pertanto che un sistemadi ripartizione dovrebbe essere “obbligatorio” per gli Stati. <strong>La</strong>nostra opinione è che la “obbligatorietà” di una norma rifer<strong>it</strong>aa Stati sovrani, pur con i vincoli comun<strong>it</strong>ari, non induce icomportamenti desiderati se manca la piena convinzione chei vantaggi della cooperazione sovrastino i costi tangibili eintangibili. Le inefficienze del sistema Dublino ne sono unaconferma. Bisogna invece che si r<strong>it</strong>rovino vantaggi comuni,per disegnare un sistema condiviso.Per cercare modelli procedurali adeguati a un’allocazionefisica dei rifugiati, non mancano esperienze effettuate all’internodegli stessi Stati europei. Alcuni hanno applicato principi eprocedure diverse, che tengono conto di fattori di capac<strong>it</strong>àlocali e, in certi casi, della volontà dello stesso richiedente asilo.<strong>La</strong> tabella 1 sintetizza queste procedure.Come si può osservare, alcuni sistemi di ripartizione consideranola volontà del rifugiato e instaurano sistemi di contrattazione perconsiderare la volontà degli stakeholders locali. Nella nostraricerca, anche su queste basi, abbiamo presentato una propostache rispetta il principio della “doppia volontà”. R<strong>it</strong>eniamo cheDir<strong>it</strong>to d’asilolibertàcivili2011 luglio-agosto85

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