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La città interetnica - libertacivili.it

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Oggii mediatorisi stannoconfigurandocome unanuovacategoriasocioprofessionaleautonoma,con un profiloben defin<strong>it</strong>oSulla figura del mediatore in Italia<strong>La</strong> quarta fase, quella odierna, presenta ancora una varietàdi percorsi formativi possibili per i mediatori. “Sul versantedella mediazione a livello locale […] i mediatori culturali sicost<strong>it</strong>uiscono in organizzazioni autonome, nello spir<strong>it</strong>o diriqualificare il loro lavoro, con un autocontrollo sulla propriaformazione, sulla qual<strong>it</strong>à, sull’accesso, sul mercato del lavoro”(Balsamo 2006, p. 78). I cambiamenti in corso sono profondi: imediatori locali “passano da essere rappresentanti degli ‘stranieri’e degli immigrati all’essere c<strong>it</strong>tadini mediatori di diverse‘culture/lingue’ presenti nella società multiculturale. In corrispondenzaa questa trasformazione societaria, i mediatori si stannocost<strong>it</strong>uendo come una nuova categoria socio-professionaleautonoma. E questo è un passo cruciale. Ma la loro stessapresenza di mediatori culturali, la loro stessa necess<strong>it</strong>à puòessere allo stesso tempo indicatore di un duplice rischio. Ilprimo, che la mediazione sia necessaria perché c’è l’inclusionesubordinata dei nuovi c<strong>it</strong>tadini. L’altra faccia è il rischio chediventino i rappresentanti di ‘comun<strong>it</strong>à’ culturali/etniche separatee forse ‘inventate’, alla cui invenzione loro stessi finiscono colcontribuire (o hanno contribu<strong>it</strong>o)” (Balsamo 2006, p. 78).Dialogo interculturaleLe questioni aperteMolte questioni, tuttavia, restano oggi aperte: dalla precarietàlavorativa 1 (Fiorucci, Susi 2004) alla discontinu<strong>it</strong>à, dallaquestione della formazione allo sfruttamento fino alla mancanzadi riconoscimento del loro valore sociale sia in termini retributivisia in termini di progettual<strong>it</strong>à pol<strong>it</strong>ica.Sembra utile, a tale propos<strong>it</strong>o, fare riferimento ad alcunidocumenti nazionali. Nel 2000 il Cnel (Consiglio nazionaledell’economia e del lavoro) ha elaborato un importante documentodal t<strong>it</strong>olo Pol<strong>it</strong>iche per la mediazione culturale. Formazione edimpiego dei mediatori culturali (Cnel, 2000) che ha rappresentatoa lungo un valido punto di riferimento. Recentemente taledocumento, attraverso un percorso partecipato e condiviso conle ist<strong>it</strong>uzioni e le associazioni che hanno maturato le esperienzepiù significative di formazione e di impiego dei mediatori interculturali,è stato riveduto e aggiornato e reso pubblico con ilt<strong>it</strong>olo Mediazione e mediatori interculturali: indicazioni operative1 Secondo i risultati di un’indagine nazionale, i cui risultati sono stati pubblicati nelvolume Fiorucci M., Susi F. (a cura di), Mediazione e mediatori in Italia. <strong>La</strong> mediazionelinguistico-culturale per l’inserimento socio-lavorativo dei migranti, Anicia, Roma2004, solo il 20% del campione era impegnato a tempo pieno nella professione dimediatore e riusciva a vivere svolgendo solo questo lavorolibertàcivili2011 luglio-agosto107

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