C<strong>it</strong>tà interculturali: comun<strong>it</strong>arismo, ghettizzazione e dir<strong>it</strong>ti culturaliAlain Touraine proponedi difendere una concezione“aperta” della c<strong>it</strong>tadinanzache riconosca il pluralismoe i principi universalisu cui si basa la modern<strong>it</strong>àin quanto minaccia le libertà individuali. Tuttavia, “sarebbesbagliato credere che la difesa della c<strong>it</strong>tadinanza contro lecomun<strong>it</strong>à risolva il problema delle minoranze. Per questaragione, al fine di ev<strong>it</strong>are simili malintesi, credo sia più giustoparlare di “dir<strong>it</strong>ti culturali”, in modo da costringere le democraziea riflettere su se stesse e a trasformarsi al fine di riconoscerequesti dir<strong>it</strong>ti, così come in precedenza si sono trasformate,pur con aspri confl<strong>it</strong>ti, al fine di riconoscere i dir<strong>it</strong>ti sociali d<strong>it</strong>utti i c<strong>it</strong>tadini. I dir<strong>it</strong>ti culturali sono infatti pos<strong>it</strong>ivamente legati aidir<strong>it</strong>ti pol<strong>it</strong>ici, e di conseguenza alla c<strong>it</strong>tadinanza, contraddettadal comun<strong>it</strong>arismo” 23 . <strong>La</strong> soluzione proposta da Touraine è,dunque, quella di difendere una concezione il più possibileaperta di c<strong>it</strong>tadinanza, che riconosca il pluralismoculturale e religioso, cercando dicombinare l’accettazione dei principi di portatauniversale che sono alla base della modern<strong>it</strong>à(il pensiero razionale e i dir<strong>it</strong>ti dell’individuo),con l’idea che non si possa identificare unpercorso univoco e unilineare di modernizzazione:“la comunicazione interculturale èil dialogo tra individui e collettiv<strong>it</strong>à che dispongono,al contempo, degli stessi principi e di esperienze storichedifferenti per rapportarsi gli uni agli altri” 24 .Ma questa un<strong>it</strong>à di “principi” appare assai difficile a realizzarsi,considerate le evidenti divers<strong>it</strong>à culturali, sociali, pol<strong>it</strong>ichee religiose di cui ogni comun<strong>it</strong>à è portatrice, oggi come nelpassato; né tantomeno sembra possibile richiamarsi a unapresumibile uguaglianza nel dir<strong>it</strong>to, ben sapendo che: “il dir<strong>it</strong>topuò consistere soltanto, per sua natura, nell'applicazione di unaeguale misura; ma gli individui disuguali (e non sarebberoindividui diversi se non fossero disuguali) sono misurabili conuguale misura solo in quanto vengono sottomessi a un ugualepunto di vista, in quanto vengono considerati soltanto secondoun lato determinato [...]: un operaio è sposato e l'altro no; unoha più figli dell'altro, [...] uno è più ricco dell'altro, e così via.Per ev<strong>it</strong>are tutti questi inconvenienti, il dir<strong>it</strong>to, invece di essereuguale, dovrebbe essere disuguale” 25 . Non a caso, queste“aspirazioni”, del tutto occidentali, a considerare comePrimo Piano23 Cfr. A. Touraine, <strong>La</strong> globalizzazione e la fine del sociale, c<strong>it</strong>., p.19224 Cfr. Ivi, p.23825 K. Marx, Cr<strong>it</strong>ica al programma di Gotha, Ed<strong>it</strong>ori Riun<strong>it</strong>i, Roma, 1990libertàcivili2011 luglio-agosto71
C<strong>it</strong>tà interculturali: comun<strong>it</strong>arismo, ghettizzazione e dir<strong>it</strong>ti culturaliPrimo Piano“universali” certi principi, sono continuamente sment<strong>it</strong>e neifatti, come d'altronde il ripensamento (fortunatamente, nonsui principi espressi, ma sull’affermazione della loro valid<strong>it</strong>àuniversale come fondamento) sul “dir<strong>it</strong>to dei dir<strong>it</strong>ti” sembraaffermare chiaramente. D’altra parte, la teoria kantiana del dir<strong>it</strong>tocosmopol<strong>it</strong>ico, “può essere considerata come la conclusionedel discorso sin qui condotto sul tema dei dir<strong>it</strong>ti dell'uomo einsieme il punto di partenza per nuove riflessioni” 26 , specie inmateria di multiculturalismo come momento dialettico costruttivo.Appare, dunque, evidente, prima ancora di guardare al prossimofuturo, la necess<strong>it</strong>à di costruirlo giorno dopo giorno attraverso ilricorso al “dir<strong>it</strong>to dei dir<strong>it</strong>ti” come processo di riconoscimentodell'altro, e all'instaurarsi di un rapporto empatico tra gli individuiappena “mediato” dal dir<strong>it</strong>to generale.Se è vero che i dir<strong>it</strong>ti umani sono frutto di un processo diapprendimento, come in effetti è, allora l’unica funzione del dir<strong>it</strong>tosarà quella di dover fornire dei cr<strong>it</strong>eri di carattere generale.L’uomo in sé, come individuo pensante e agente, nell’incontrocon l’altro e nella sfida dell’affermarsi di una cultura dellanon-violenza, forniranno la strada da intraprendere: se avremoil coraggio di seguirla e la capac<strong>it</strong>à di comprendere comecostruirla, insieme.libertàcivili26 N. Bobbio, L'età dei dir<strong>it</strong>ti, Einaudi, Torino, 1997; cfr. I. Kant, Per la pace perpetua,Feltrinelli, Milano, 2006722011 luglio-agosto