Volontariato e immigrazione: una prospettiva psicoanal<strong>it</strong>icapuò rendere più chiare le strategie che i percorsi d’inserimentosociale (nelle forme di partecipazione al volontariatoprese in esame) sembrano richiedere di attivare. Nel caso deimigranti che mil<strong>it</strong>ano nelle associazioni etniche, la questionedell’integrazione appare proiettata all’esterno, condivisa inuna logica di gruppo, elaborata congiuntamente con altri, in unadimensione più collettiva che individuale. Nel caso dei migrantiche fanno volontariato nelle Odv, la questione dell’integrazione èaffrontata in termini di esperienza interiore, appartiene alla sferadell’intimo, dell’individuale più che del sociale. Vengono proiettativerso il mondo esterno principalmente i temi relativi al disagioe alla solidarietà, che debbono essere tradotti in azioni dasvolgere in comune con la società osp<strong>it</strong>e. A volte si sceglie dilavorare – come volontari – in settori che non hanno direttamentea che fare con i bisogni della popolazione immigrata, quasi avoler allontanare l’esperienza migratoria.Le interviste non hanno consent<strong>it</strong>o di esplorare adeguatamentecome il tutto riverberi all’interno delle strutture familiari, inparticolare all’interno delle seconde generazioni. Si può tuttaviaparlare di una sorta di conferma dell’ipotesi di Arnold Epstein 12 ,ancorché riformulata. Nel caso della partecipazione alle associazionietniche, per quanto esplic<strong>it</strong>amente impegnate nellarisoluzione di una loro ricerca ident<strong>it</strong>aria, le seconde generazionisi trovano, in parte, il lavoro già fatto. Sono più emancipatedall’urgenza di scegliere e possono avvalersi anche delle stradeaperte dalla generazione precedente, nonché delle soluzioniche essa ha individuato. Nel caso del coinvolgimento nelleOdv, permane invece un confl<strong>it</strong>to in parte inespresso e noncompletamente affrontato sul piano sociale (come si diceva,ha qui prevalso la dimensione personale e intimistica) cheprobabilmente viene lasciato in ered<strong>it</strong>à alle seconde generazioni.In accordo con Epstein, la questione dell’integrazione non sirisolve nell’arco di una sola generazione e il modo in cui essaviene affrontata dalla prima generazione influenza significativamenteil percorso delle generazioni successive.Insieme12 Nel terzo dei suoi celebri studi sull’ident<strong>it</strong>à (L’ident<strong>it</strong>à etnica. Tre studi sull’etnic<strong>it</strong>à,Loescher Ed<strong>it</strong>ore, Torino 1983, Londra 1978) int<strong>it</strong>olato Identificazione con i nonnie ident<strong>it</strong>à etnica, Epstein pone l’accento sulla dimensione temporale dei processid’integrazione, necessaria a fornire i legami tra le generazioni e tra passato e presentelibertàcivili2011 luglio-agosto123
Oltre la pauraLe trappole amministrativenel rinnovo dei permessidi soggiornoper motivi di studio<strong>La</strong> storia esemplare di Berna, dottoranda turca.<strong>La</strong> ricerca di un equilibrio fra esigenze di sicurezzae necess<strong>it</strong>à di snellire le procedureper una categoria di immigrati essenzialenello sviluppo del nostro Paesedi Alessia Damonte e Berna Yilmaz 1Univers<strong>it</strong>à Statale di MilanoPer i c<strong>it</strong>tadini dei Paesi noncomun<strong>it</strong>ari gli adempimentiamministrativi risultano di fattopiù pesanti, soprattutto per unproblema legato alla scarsao nulla conoscenza dell’<strong>it</strong>alianoBerna è una dottoranda in scienze pol<strong>it</strong>iche dell’Univers<strong>it</strong>àdegli Studi di Milano. Viene dalla Turchia. Ha un master in Relazioniinternazionali dell’Univers<strong>it</strong>à Bilkent – l’ateneo privato ist<strong>it</strong>u<strong>it</strong>oad Ankara nel 1984 sul modello delle univers<strong>it</strong>à americane,con una reputazione regionale di eccellenza. Quando ha inviatola sua candidatura al dottorato, nel 2007, le lettere di presentazionedei suoi docenti la posizionavanonel “top 1%” degli studenti locali. Parla unottimo inglese – requis<strong>it</strong>o fondamentale in undottorato che condivide fortemente gli obiettiviministeriali dell’internazionalizzazione, eche perciò ha deciso di impartire tutta ladidattica in lingua. Appena arrivata, nonconosceva una sola parola di <strong>it</strong>aliano, nétantomeno le “regole del gioco” del contestoin cui si sarebbe r<strong>it</strong>rovata, né qualcunoche potesse spiegargliele. Molto presto si è resa conto che questorappresentava un problema nei rapporti con le burocrazie –una sfera fondamentale per chiunque, ma specialmente per unostraniero. Per i c<strong>it</strong>tadini dei Paesi non comun<strong>it</strong>ari, infatti, gliadempimenti amministrativi, che già appaiono onerosi ai nazionali,risultano di fatto più pesanti.libertàcivili1 Il presente lavoro riflette soltanto le opinioni degli autori e non implica necessariamentela condivisione con la loro ist<strong>it</strong>uzione di appartenenza1242011 luglio-agosto