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La città interetnica - libertacivili.it

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Volontariato e immigrazione: una prospettiva psicoanal<strong>it</strong>icaInsiemepsicologici e processi sociali, cost<strong>it</strong>uendo uno degli elementiimportanti di quella comun<strong>it</strong>à che nella partecipazione trovail senso di un bene comune” (Amerio P., Gattino S. Psicologiadi Comun<strong>it</strong>à, Il mulino, Bologna 2000, p. 45).In accordo col punto di vista della psicologia sociale, DanielBatson e <strong>La</strong>ura Shaw 2 suggeriscono che il volontariato si puòeserc<strong>it</strong>are in base a motivazioni prevalentemente altruisticheo egoistiche e, nondimeno, in base a entrambe. Né si puòescludere che, a volte, le motivazioni non siano ascrivibili néall’altruismo né all’egoismo (sono infatti difficili da ricondurrea queste categorie altre motivazioni, quali l’aspirazioneall’empowerment, o il desiderio di rafforzare i legami traappartenenti alla medesima comun<strong>it</strong>à). In alcuni casi si parladi motivazioni egoistiche perché una persona che fa volontariatosi aspetta una ricompensa, oppure tenta di ev<strong>it</strong>are una punizioneo, ancora, desidera alleviare un’ansia – o una qualsiasi formadi disagio personale – che sente connessa alla percezione dellasofferenza altrui. In altri casi si parla di motivazione altruistica,nata dal sentimento di empatia per chi è in difficoltà: quil’impegno nel volontariato mira a ridurre, per simpatia 3 , ildisagio dell’altro.In una prospettiva sociologica, Donatella Bramanti e VincenzoCesareo 4 individuano quattro elementi di fondo, che conduconoall’azione volontaria: 1) orientamento al sé o orientamentoespressivo; 2) orientamento al comp<strong>it</strong>o (sempre legato al séma più spostato in direzione del comp<strong>it</strong>o); 3) orientamentolibertàcivili2 Evidence for altruism: toward a pluralism of prosocial motives, in “Psichologicalinquiry” 1991, 2, p.107-1223 Riferendosi a questo termine nel suo significato etimologico di “sentire insieme”,Sandro Gindro ha spesso parlato di simpatia per descrivere gli aspetti “proiettivi” che,lungi dall’avere valenza solo difensiva, cioè egoistica, favoriscono l’interazione pos<strong>it</strong>ivacon l’altro: “Ho detto che la proiezione è un meccanismo originario e ineliminabile;ho detto inoltre che può essere usata come difesa. C’è – anche in questo caso – unaproiezione sana e una proiezione malata. <strong>La</strong> proiezione sana voglio chiamarla:‘simpatia’, sentire insieme. Non soltanto soffrire o godere, ma sentire… Il mondo, glialtri, entrano in noi attraverso l’identificazione e la proiezione e allo stesso modonoi veniamo a contatto col mondo. Tutto è mosso dal desiderio; ma il desiderionon si accontenta di illusioni; il desiderio vuole la realtà; che è presente e nascosta,che si manifesta e si cela. Perciò, all’identificazione e alla proiezione, bisognaaggiungere il “riconoscimento”: l’altro da noi deve essere riconosciuto. SoltantoEros ci può guidare per questa strada ed insegnarci a riconoscere l’altro, chedeve essere percep<strong>it</strong>o o conosciuto in un abbandono senza smarrimento. L’altroda noi deve comunicarci qualcosa di sé, del suo presente e del suo passato, e noi,nel riconoscerlo, riconoscenti, ci abbandoniamo a lui, senza paura” (<strong>La</strong> via delriconoscimento, in “Psicoanalisi Contro”, n.18, dicembre 1985, p.1)4 Cesareo V., Rossi G., Boccacin L., Bramanti D., <strong>La</strong> Regione Lombardia e ilvolontariato. Nuovi bisogni, nuove forme emergenti, Rapporto di ricerca, Milano,19921142011 luglio-agosto

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