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La città interetnica - libertacivili.it

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Volontariato e immigrazione: una prospettiva psicoanal<strong>it</strong>icaOptareper l’attiv<strong>it</strong>àin una Odv<strong>it</strong>alianao in unaassociazionedi migrantirispecchiaun diversomododi pensarel’integrazione;nel primocaso prevalel’adesioneai valoridel contestoosp<strong>it</strong>e,nel secondola dimensionedello“scambio”all’interno delle associazioni etniche sarebbe tipica di una faseancora immatura, dal punto di vista delle prospettive d’integrazione.Scelta meno avanzata, sorta di momento di passaggioe destinata ad esser successivamente soppiantata, se cresce illivello d’integrazione, dalla scelta di far volontariato presso leOdv “autoctone”. I risultati delle interviste inducono a prenderele distanze da quest’interpretazione o, quanto meno, a sottoporlaa severa revisione cr<strong>it</strong>ica. Piuttosto che espressione di un“diverso grado” d’integrazione, l’optare verso l’una o l’altratipologia di organismi di volontariato (le Odv <strong>it</strong>aliane o le associazionidi immigrati) sembra porsi quale espressione di “diversimodi” di pensare l’integrazione, cioè di modi diversi per stabilirerelazioni col contesto osp<strong>it</strong>e da parte del migrante che fa volontariato.Entrambi i modi veicolano l’integrazione (a conferma chela scelta di fare volontariato indica comunque un’integrazionein corso) perché in entrambi i casi l’universo in cui si collocala decisione del migrante è l’integrazione: processo bidirezionaleattraverso il quale si realizza l’incontro, l’interazione pos<strong>it</strong>iva e loscambio tra migranti e contesto d’arrivo. Ciò che cambia èinvece la modal<strong>it</strong>à relazionale che il volontario migrante tenta diinstaurare con la società in cui è inser<strong>it</strong>o o in cui si va inserendo.Due stili attraverso i quali il “contenuto” costruisce un’interazionepos<strong>it</strong>iva e sostenibile nei confronti del “conten<strong>it</strong>ore” di cui staentrando a far parte.Nella narrazione di tutti gli intervistati prevalgono espressionilegate al tema del dono e della rest<strong>it</strong>uzione, nonché al tema dellagratificazione. Gratificazione derivante dall’impegno nel volontariato,che produce integrazione (dal punto di vista psicologico),determinando, per molti versi, una sorta di riappropriazionedella propria v<strong>it</strong>a. Dice una volontaria peruviana: “facendovolontariato ti accorgi di avere molte risorse e sviluppi anche nuovecapac<strong>it</strong>à, valorizzi la tua stessa v<strong>it</strong>a”. Una volontaria nigerianaafferma: “mi sento gratificata, ripagata da ogni sacrificio”.Tutti i migranti vogliono “dare” qualcosa: per grat<strong>it</strong>udine, persolidarietà verso coloro a cui si sentono più simili e sotto la spintadi tutto ciò che è stato già detto. Ma ciascuno “rest<strong>it</strong>uisce” asuo modo. Il migrante che fa volontariato nelle Odv <strong>it</strong>alianecolma un deb<strong>it</strong>o di riconoscenza, rest<strong>it</strong>uendo quel che ha trovatoe ricevuto nel Paese d’arrivo, quello che mil<strong>it</strong>a nelle associazionid’immigrati offre ciò che proviene dal suo Paese d’origine,quel che ha portato in prima persona o quel che altri possonoportare, anche grazie al suo aiuto (lingua, tradizioni e quant’altro).L’esigenza di mantenere un forte legame con l’ident<strong>it</strong>à d’originenon necessariamente si pone in ant<strong>it</strong>esi rispetto alle possibil<strong>it</strong>àInsiemelibertàcivili2011 luglio-agosto119

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