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La città interetnica - libertacivili.it

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Musica e migranti“Row row, to <strong>La</strong>mpedusa wego, for a better life we row”rec<strong>it</strong>a la canzone dei SudSound System, dedicata alpopolo dei migranti che rema(row) verso una v<strong>it</strong>a miglioreprimi giorni di giugno, in occasione di “Sus<strong>it</strong>i”, l’evento musicalecon il quale artisti di ogni nazional<strong>it</strong>à, con Claudio Baglioni intesta, hanno voluto celebrare nell’isola siciliana la solidarietàverso i residenti, l’accoglienza ai profughi e la riconoscenzaai soccorr<strong>it</strong>ori. E se tutti conoscono la nuova multiforme realtàdi questa bella isola med<strong>it</strong>erranea, in passato vocata esclusivamenteal turismo, non sono molti a sapere che “<strong>La</strong>mpedusa”,suonata e cantata dal gruppo ragamuffin Sud Sound Systemè la canzone dei migranti ed è stata adottata ufficialmente dalconsiglio comunale isolano come l’inno di <strong>La</strong>mpedusa.Al r<strong>it</strong>mo di “Row row, to <strong>La</strong>mpedusa we go, go, go, for a betterlife we row / oh dolce musa, bring me to (portami a) <strong>La</strong>mpedusa”,il popolo dei migranti canta e rema (row)verso una v<strong>it</strong>a migliore. E se il testo cadenzatodal reggae salentino richiama paesaggidell’Africa selvaggia (“ieu suntu quiddrhuca sfida li leoni puru lu desertu e la sicc<strong>it</strong>à,ieu suntu quiddrhu ca parla cu le tigria amienzu la savana e sutta nu baobab”) nonmancano parole di profonda disperazione“the waters are turbulent raging hard w<strong>it</strong>hthe desperate rave’s all sinking for bettermeant, putting the own lives in a detriment leaving loved wasbehind hoping that they could find in the slice of paradisemaking the ultimate sacrifice”, a ricordare che “nel viaggio” sirischia la v<strong>it</strong>a.A Vedelago, un paese di oltre 15mila ab<strong>it</strong>anti in provincia diTreviso, gli immigrati della zona hanno scoperto un nuovomodo per sentirsi più a casa loro: incidere qualche cd con laloro musica, musica etnica, ma anche musica sperimentale, unrepertorio che li riporta alle loro origini, arabe, cinesi o afroche siano. Entrano in sala registrazione portando anche i lorostrumenti originali e lì si divertono a ricostruire un po’ dellapatria lasciata, cimentandosi a incidere dischi che poi circolanofra gli ab<strong>it</strong>anti del paese, il più delle volte ascoltati conapprezzamento diffuso. Non di rado questa passione musicale,intrisa di nostalgia e di saudade, soprattutto se realizzata dapersone con una discreta cultura musicale alle spalle, diventaun vero lavoro e le copie dei pezzi esegu<strong>it</strong>i diventano compilationdestinate alle zone lim<strong>it</strong>rofe e addir<strong>it</strong>tura vengono sped<strong>it</strong>enella loro terra d’origine.D’altronde la musica accompagnava anche gli <strong>it</strong>aliani che finoal secolo scorso lasciavano il Bel Paese sospinti dal sognoamericano (“...mamma mia dammi cento lire che in AmericaImaginariumlibertàcivili2011 luglio-agosto145

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