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E domani - Anna Lussignoli

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durre quel mezzo uomo e mezzo animale? Dove iniziava la sua razionalità<br />

e finiva la mia illusione? Cominciammo ad allontanarci dalla<br />

mondanità. Cominciai a cercare un guscio che non si potesse scalfire.<br />

È vero. Avevo paura. L’ombra della sua figura mi guidava in una danza<br />

ideale, mentre io mi affaccendavo sulla zattera della vita nel porto<br />

delle mie possibilità. Avevo appena deciso di lasciare. Avevo da poco<br />

accettato i miei vestiti logori. Avevo fatto amicizia con l’umiltà di chi<br />

capisce. Crede di aver capito. Finge di aver capito. E invece non ha<br />

capito nulla. Stavo traghettando il mio essere verso l’oscuro mondo<br />

delle anime sottili, senza passato, senza futuro, senza consapevolezza,<br />

quando danzai con lui tra gli altari di sabbia e la voce del mare.<br />

Questa fu la mia possibilità. Mi si presentò quando non lo pensavo<br />

possibile. La possibilità di comprendere. Di spolverare ciò che era<br />

cristallizzato dentro di me.<br />

Così osservai l’infinito, lo filtrai, lo sfidai. Se esisteva dovevo averlo.<br />

Doveva essere mio. Dentro la pioggia delle mie lacrime, come dopo<br />

una rovinosa caduta. Dovevo alzarmi. Scoprirmi. Mostrarmi. Correre.<br />

Sì correre. Fin sopra la montagna. Fino al picco più alto. Dal fragore<br />

della cascata fino a dove la sorgente nasce, dove gli scrosci non<br />

sono più pericolosi. Dove puoi vedere. Sentire o come avrebbe detto<br />

lui “vibrare”. Usava questa parola spesso. Vibrare. Vibrare dentro<br />

la propria sfera di cristallo. Frantumarla in mille pezzi e superare il<br />

confine. Attraversare la galleria di tutto ciò che ci appare reale e giusto<br />

per guardare un nuovo orizzonte, capire il tutto e l’uno. Il singolo<br />

ed il molteplice.<br />

Mi diceva che siamo tutti come facce di un prisma. Possiamo farci<br />

oltrepassare dai raggi del sole e riproiettarli in tutte le combinazioni<br />

possibili sulla lavagna che memorizza le tempeste della nostra vita.<br />

In questo modo sono incorsa nella sua lezione. D’amore. Di vita. Lui<br />

continuava ad insegnare. Qualcuno aveva insegnato a lui. E ora lui<br />

insegnava a me. La luce. Le stelle. La luna.<br />

Aveva preso me, una discepola non diligente, nemmeno troppo at-<br />

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