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E domani - Anna Lussignoli

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di scuola. Quelli per i rappresentanti d’istituto irraggiungibili. Quelli<br />

per il prof. di letteratura che ti portava a leggere, dell’ “amore che<br />

muove il cielo e le altre stelle”, sulla terrazza assolata fuori dalle mura<br />

di una classe sempre troppo angusta. Esistevano il tempo libero ed i<br />

corsi sul cinema indipendente.<br />

Esistevano i sentimenti puri. Quelli di cui poi ci illudiamo di poter<br />

fare a meno. Quelli su cui da adulti sorridiamo. Quelli lontani da<br />

noi, che non ci toccano più. Quelli che tacciamo come adolescenziali.<br />

Quelli fatti d’incomprensioni, ma anche di crescita comune e<br />

di lotta. Quelli contrastati, sui muretti di qualche parco nascosto, il<br />

sabato mattina. Quelli che ti facevano saltare la scuola per inseguire<br />

la poesia dentro la vita vera.<br />

Però non c’era solo quello.<br />

C’era anche la tua migliore amica. Quella con cui giravi per il centro<br />

il sabato pomeriggio tenendoti per mano: così affrontare la gente era<br />

più semplice. Così non facevano paura i ragazzi più grandi e potevi<br />

fingere di essere felice. Il punto, però, era che lo eri davvero. Lo eri<br />

quando ti stropicciavi gli occhi e ti angosciavi, ma neanche troppo,<br />

per la versione di latino del lunedì mattina…. Ti saresti dovuta ricordare<br />

Lucrezio dopo un sabato sera in sella al motorino, anche a<br />

Gennaio quando il freddo ti entrava dentro, fino nelle ossa e rimanevi<br />

gelata per una giornata intera. Ma non importava, perché quello<br />

era un modo di sentire che il tuo corpo reagiva all’esterno. Che il<br />

tuo corpo poteva stare male, bene. Poteva ibernarsi, poteva patire<br />

i turbamenti. Tu facevi fatica anche a parlare, per il viso paralizzato<br />

dall’umidità della nebbia del nord, poi Lui ti acciuffava la mano, ti<br />

spingeva contro una parete in una strada ciottolata e a te non importava<br />

più nulla del fatto che era tardi, che dovevi tornare a casa, che<br />

eri piccolina. Perché in quel momento tu eri GRANDE. Davvero. In<br />

quel momento tu facevi l’esercizio di calligrafia più sublime. Tu davi<br />

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