E domani - Anna Lussignoli

Sull’autobus si alternavano ragazzotti palestrati, avvolti dentro abiti
che non conoscevano forma o dimensione, qualcuno portava un
cappellino con la visiera al contrario oppure fasce per tenere capelli
neri molto crespi. Mi sedetti vicino al vetro per vedere il tramonto
sul Sunset Boulevard.
A L.A. il tramonto era una forma d’arte imperdibile, soprattutto se
incorniciava occhi come quelli del ragazzetto di colore che con un
ditino cercava di infastidire la madre per farsi comprare le caramelle.
Quel giorno lei era troppo stanca per dargli retta così si limitava ad
ignorarlo. Era una ragazza sui 28 anni. Una donna scura vestita di
povertà e miseria, una di quelle che abitavano nelle zone della città
dove spariscono i bei giardini di Beverly Hills per far posto a vecchie
baracche tenute insieme da materiali economici, che non sopravvivevano
alle minime intemperie. Certo io non potevo saperlo, capirlo,
non potevo guardare dietro alle sue mani graffiate né allo splendido
sorriso triste. Potevo solo guardare il tramonto che si perdeva dietro
quel pezzo di vita ed andare avanti. Potevo contare le fermate che mi
separavano dall’incontro inaspettato, ma dovevo scendere dall’autobus
alla mia fermata. Forse avrei scritto un giorno su un pezzo di
carta di quel breve, all’apparenza insignificante incontro.
Il cinema era vicino ad un supermercato immenso aperto 24 ore al
giorno. In America alcuni supermercati o negozi non chiudono mai.
Io mi ero stupita della possibilità di fare la spese alle quattro del mattino,
magari dopo una sbornia. Si poteva finire a lanciare nel carrello
qualsiasi cosa.
Questo è l’aspetto dell’America dei grandi templi-supermercati in
cui si può trovare tutto in ogni momento della giornata. È l’America
che non conosce sonno e che vuole soddisfare la sua gente.
L’America sveglia, produttiva, efficiente che tanto le vale il primato
nell’economia mondiale. Per un’italiana come me tutto era sor-
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